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Maigret e il ladro indolente




Le inchieste di Maigret (54)
Adesso quelli li costringono anche a mentire! "Quelli" sono i magistrati della Procura e i signorini del ministero degli Interni, usciti freschi freschi dalle Grandes Écoles con i loro bravi diplomi e pronti a sputare sentenze e a dettare legge senza avere la benché minima idea di come va il mondo. Quanto alla Polizia, deve accontentarsi ormai di avere un ruolo subalterno, e soprattutto fare bene attenzione a rispettare i regolamenti, per quanto pletorici e contraddittori essi siano. Così, se Maigret si trova, alle quattro di una gelida mattina d'inverno, con le mani sprofondate nelle tasche e la pipa in bocca, davanti a un cadavere che qualcuno ha gettato da una macchina dopo averlo sfigurato è solo perché il fedele ispettore Fumel, uno della vecchia scuola, gli ha telefonato prima di avvertire la Procura. E sarà Maigret, pur non essendo stato incaricato del caso - ma anzi esortato dal giovane e baldanzoso procuratore ad arrestare al più presto una pericolosa banda di professionisti della rapina a mano armata che assai preoccupa l'opinione pubblica -, a scoprire l'assassino di quel ladro metodico, solitario e discreto, che lui stesso non è mai riuscito a incastrare e nei cui confronti nutre qualcosa che assomiglia molto alla simpatia.

Maigret in Corte d'Assise




Le inchieste di Maigret (53)
"D'improvviso ci si trovava immersi in un universo spersonalizzato, dove le parole di tutti i giorni erano come monete fuori corso, dove i fatti più quotidiani si traducevano in formule oscure. La toga nera dei giudici, l'ermellino, la toga rossa dell'avvocato generale accentuavano ancor più quell'impressione di rituale immutabile dove l'individuo veniva annullato. "Eppure il presidente Bernerie conduceva i dibattimenti con la massima pazienza e umanità. Non metteva fretta ai testimoni, non li interrompeva quando sembravano dilungarsi in dettagli inutili. "Con altri magistrati, più rigidi, a Maigret era capitato di stringere i pugni per la stizza e l'impotenza. "Anche oggi sapeva di aver dato solo un riflesso spento, schematico, della realtà. Tutto ciò che aveva appena detto era vero, ma non era riuscito a far sentire il peso delle cose, la loro intensità, il loro fremito, il loro odore".

Maigret e i testimoni recalcitranti




Le inchieste di Maigret (52)

Sarà perché è l'indomani del giorno dei Morti o perché mancano due anni alla pensione, ma il commissario preferirebbe starsene a chiaccherare nel suo ufficio con una vecchia conoscenza, Grégoire Brau. E invece gli tocca occuparsi dell'assassinio del direttore di un biscottificio prossimo al fallimento, in una casa che in passato è stata lussuosa e dove ora ogni cosa è sporca e rotta e Maigret prova subito una "sensazione di irrealtà". Inoltre, la famiglia, ripiegata su se stessa, si chiude subito in un silenzio ostile, opponendo all'indagine un muro di omertà.

Gli scrupoli di Maigret




Le inchieste di Maigret (51)
Calma piatta al Quai des Orfèvres. Sono i primi giorni di gennaio, del resto, e non può essere che così. Anche il commissario prova un po' di malinconia. Tanto più che la signora Maigret non sta bene: i primi acciacchi, le piccole riparazioni obbligate - lo spettro della vecchiaia. E dunque un Maigret tetro e assente ad ascoltare lo sfogo di Xavier Marton, un uomo comune, in apparenza, del tutto simile alle migliaia di commessi che alle sei di sera si precipitano verso il métro. Ma Marton è convinto che la moglie cerchi di avvelenarlo. Imprevedibilmente, la donna si presenta a sua volta da Maigret. Ha classe da vendere, è bella, elegante, e inquieta: il marito soffre di depressione, di manie di persecuzione, e lei teme il peggio. Chi dei due è il folle? O si tratta forse di una coppia diabolica, visto che c'è in ballo un'assicurazione reversibile da dieci milioni di franchi? E che parte ha nella vicenda la sorella di lei, Jenny, il genere di donna che ogni uomo sogna di proteggere e amare? Addio calma piatta. Strana storia, comunque. Confusa e complicata. C'è un movente ma non ancora un delitto. E Maigret ha le mani legate. Tutte le inchieste che ha sin qui condotto gli paiono, d'improvviso, di una semplicità quasi puerile. Non si è mai sentito tanto insicuro. Ha davanti a sé un'inchiesta impossibile: non deve ricostruire un crimine, ma prevedere un comportamento. Forse, più che un commissario di polizia, occorrerebbe uno psichiatra.

Maigret si diverte




Le inchieste di Maigret (50)
Sui giornali del mattino non c'era nulla. Si accontentavano di riproporre, con minori dettagli, quanto pubblicato il giorno prima sui fogli della sera. Improvvisamente si era creato un vuoto, come se il caso fosse giunto a un punto morto. Si sentiva frustrato. Il suo primo pensiero fu: "Ma che diavolo fanno?". Pensava a Janvier e agli altri del Quai des Orfèvres: risolvere il problema era il loro mestiere, no? Passarono diversi minuti prima che il suo senso dello humour riprendesse il sopravvento e lui riuscisse a farsi beffe di se stesso. Aveva reagito da lettore medio: non gli avevano servito la sua sbobba biquotidiana e ne era indispettito. Per un momento aveva avuto l'impressione che la polizia non facesse il suo dovere...

Maigret e il corpo senza testa




Le inchieste di Maigret (49)
Il primo pezzo che viene ritrovato, quasi per caso, impigliato nell'elica di una chiatta ferma sul canale Saint-Martin, in una luminosa giornata di marzo che profuma già di primavera, è un braccio. Ma, poiché non è così raro che un sadico si accanisca su una prostituta, la polizia non sembra preoccuparsene granché. Questa volta, però, la cosa è diversa, e Maigret lo intuisce subito: perché si tratta di un braccio non di donna, ma di uomo. Il palombaro incaricato delle ricerche non ci metterà molto a recuperare altri pezzi, e a partire da quelli il dottor Paul, dell'Istituto di medicina legale, comincia a fare delle ipotesi... Scritto a Lakeville, nel Connecticut, nel gennaio del 1955, questo romanzo apparve nel corso dello stesso anno.

Maigret prende un granchio




Le inchieste di Maigret (48)
Quando nell'enorme e flaccido uomo d'affari che il capo gli ha chiesto di trattare con ogni riguardo (è il re delle macellerie, e amico personale del ministro) Maigret riconosce Ferdinand Fumal, un vecchio compagno di scuola soprannominato Palla di lardo, non riesce a trattenere un certo fastidio. Il padre di Fumal aveva tentato di corrompere suo padre e lui ricorda ancora la rabbia e l'umiliazione che aveva letto sul volto di quell'uomo onesto e buono. Ma quando Palla di lardo verrà ucciso, Maigret non potrà sottrarsi a un certo senso di colpa...

Maigret e la giovane morta




Le inchieste di Maigret (47)

Maigret ha avuto una giornataccia. Trenta ore filate alle prese con tre ossi duri che non volevano parlare. E come se non bastasse, alle tre del mattino, gli piomba addosso un'altra grana: a due passi da Pigalle è stato rinvenuto il cadavere di una ragazza di circa vent'anni. Maigret capisce alla prima occhiata che i conti non tornano. L'abito da sera e consunto e la scarpa d'argento con tacco a spillo fanno pensare a una entraîneuse, ma i capelli scuri e morbidi e il viso imbronciato fanno pensare a una bambina.

Maigret e il ministro




Le inchieste di Maigret (46)

Al commissario Maigret sono capitati più di una volta incarichi "delicati", ma questa volta è rimasto davvero di stucco: un ministro in carica lo ha chiamato da una cabina telefonica alle dieci di sera e gli ha chiesto di andare nel suo appartamento privato. Ma sarà veramente lui? La signora Maigret ha capito bene? Tant'è: si accorgerà presto che è tutt'altro che uno scherzo. Centoventotto bambini sono morti nel crollo di un sanatorio e Maigret si ritroverà coinvolto in una sordida rete di interessi e di ricatti, fra politici avidi di potere e giornalisti senza scrupoli.

La trappola di Maigret




Le inchieste di Maigret (45)
Sono ormai cinque, in meno di sei mesi, le donne accoltellate. Tutte nella stessa zona, il XVIII arrondissement, a nord di Place Clichy. Tutte alla stessa ora, tutte con lo stesso rituale: dopo averle colpite alle spalle, l'assassino straccia loro le vesti. Ma non le deruba, né le violenta. La polizia brancola nel buio. Sarà Maigret - dopo un interessante discussione con uno psichiatra - a risolvere il caso. Per riuscirci dovrà tendere all'assassino una doppia trappola mortale, ma soprattutto dovrà scavare nell'oscura psiche di un uomo apparentemente rispettabile, sviscerare il suo perverso legame con due donne - la madre e la moglie - tiranniche e protettive al tempo stesso e smontare il tortuoso meccanismo che l'ha indotto a uccidere.

Maigret e l'uomo della panchina




Le inchieste di Maigret (44)

Che il riconoscimento di un cadavere all'obitorio presenti degli aspetti comici non è cosa di tutti i giorni. Ma è proprio così che comincia l'inchiesta sull'omicidio di Louis Thouret: con la vedova che protesta perché al marito, ucciso poche ore prima con una coltellata, sono state messe delle scarpe color becco d'anatra e una cravatta rossa che il defunto non ha mai posseduto in vita sua! Thouret era un grigio magazziniere, considerato dalla moglie e dai suoi parenti un fallito e un buono a nulla. Basta poco a Maigret per scoprire la doppia vita dell'uomo: una casa a Parigi, un'amante, grosse somme di denaro a disposizione. Ma come se le procurava?

Maigret ha paura




Le inchieste di Maigret (43)

È quasi angosciante per Maigret ritrovarsi dopo trent'anni a casa del suo amico Chabot, dove tutto sembra immutato: la sala da pranzo, lo studio, gli odori e, soprattutto, quei segni di distinzione sociale che un tempo lo turbavano. Ora è Chabot, diventato giudice istruttore, a chiedere il suo aiuto. La sua cittadina è stata sconvolta da tre omicidi e la visita del commissario capita a proposito. La prima vittima è uno dei Vernoux de Courçon, aristocratici decaduti che continuano a ostentare la loro nobiltà con gelido disprezzo. La successione degli omicidi fa pensare all'opera di un folle. Maigret non ha nessuna voglia di complicarsi la vita. Dopotutto, è solo passato a salutare un amico. Ma la follia serpeggia, facendo nuove vittime...

Maigret si sbaglia




Le inchieste di Maigret (42)
Che una donna come Louise Filon sia stata uccisa, una donna "di quel genere", pare non sorprendere nessuno; piuttosto quello che a qualcuno sembrava strano è che quella ex prostituta potesse vivere da due anni in un lussuoso stabile altoborghese dell'Étoile. Maigret non ci metterà molto a scoprire che Louise era incinta e che a mantenerla era il professor Gouin, l'eminente chirurgo che occupa con la famiglia un appartamento nello stesso stabile. Pur sospettando di lui, il commissario esita ad interrogare il dottore, come se il confronto con quel "grand'uomo" gli facesse paura. Ma giunto il momento della verità, questa smentirà ogni previsione di Maigret.

Maigret a scuola




Le inchieste di Maigret (41)

Il maestro di Saint-André-sur-Mer, sperduto villaggio non lontano dalla Rochelle, si è spinto sino a Parigi per chiedere a Maigret di far luce sul delitto di cui è ingiustamente sospettato. Maigret, senza pensarci troppo, accetta. Forse, più che l'idea di scagionare un innocente, lo allettano le ostriche tipiche della zona, magari annaffiate da un vino bianco. La vittima è la "strega del paese", una vecchia bisbetica, bersaglio prediletto degli scherzi dei ragazzi. Ed è proprio uno di loro ad accusare il maestro. Non c'è altro a suo carico. Solo la testimonianza di un bambino. E la sorda diffidenza dell'intero villaggio nei confronti di chi non è del posto.

La rivoltella di Maigret




Le inchieste di Maigret (40)

Erano tutti troppo disinvolti, troppo sicuri di sé. Il più esasperante era il responsabile della reception, con la sua marsina impeccabile e il colletto duro non sciupato dal sudore. Aveva preso in simpatia Maigret, o forse provava pena per lui, e di tanto in tanto gli rivolgeva un sorriso di complicità e insieme di incoraggiamento, come se, al di sopra del viavai degli anonimi clienti, gli dicesse: "Siamo tutti e due vittime del dovere professionale. Posso fare qualcosa per lei?". Maigret gli avrebbe volentieri risposto: "Portarmi un panino". Aveva sonno, caldo e fame. Quando, pochi minuti dopo le tre, aveva chiesto un altro bicchiere di birra, il cameriere si era mostrato scandalizzato come se l'avesse visto entrare in chiesa in maniche di camicia.

Maigret, Lognon e i gangster




Le inchieste di Maigret (39)
L'uomo più funereo della polizia parigina, zimbello della sfortuna, si è cacciato in guai seri. Da anni si lamentava di non avere mai per le mani un'inchiesta sensazionale, una di quelle che procurano lustro e magari una promozione. Ora finalmente gliene è capitata una, e lui si è gettato a capofitto. Ma il "povero Lognon", manco a dirlo, ha fatto il passo più lungo della gamba: quelli che si è messo a pedinare sono gangster americani appena sbarcati a Parigi. Gente troppo spietata per lui. Non resta che rivolgersi all'infallibile, irritante Maigret, affidarsi a lui, e ricominciare a lagnarsi.

Maigret e la Stangona




Le inchieste di Maigret (38)
"Ernestina Micou in Jussiaume, detta la Stangona, da lei arrestata diciassette anni fa in rue de la Lune, e che per mandarla in bestia si mise a fare la puttana, sollecita l'onore di parlarle al più presto di una questione della massima importanza"; questo c'è scritto sull'apposito modulo che in una torrida giornata d'estate il vecchio usciere del Quai des Orfèvres consegna al commissario Maigret. Il nome non gli dice niente, e neanche il soprannome, ma la scena Maigret se la ricorda: allorché il commissario alle prime armi aveva cercato di arrestarla, quella ragazzona lunga lunga si era stesa sul letto completamente nuda. E adesso è venuta a raccontargli che il suo uomo aveva trovato, in una villa dove era entrato a rubare, il cadavere di una donna.

L’amica della signora Maigret




Le inchieste di Maigret (37)
Chi l’avrebbe mai detto. La devota, schiva signora Maigret sulle prime pagine dei giornali. Insieme a un’amica – la piccola signora in tailleur blu e cappellino bianco – e a un bambino di due anni. Un’amica che le ha giocato un brutto tiro, scomparendo in maniera misteriosa. Decisamente, la signora Maigret deve aver perso la testa. Perché ha deciso di indagare. E ha la faccia tosta di zittire il marito. Questa faccenda non è roba da uomini! Ma che cosa c’entra l’incresciosa disavventura con il caso Steuvels, che da settimane appassiona il pubblico ed è ormai l’incubo della Polizia giudiziaria? Un rompicapo, più che un caso. O meglio: un feuilleton. «Steuvels ha bruciato un cadavere» diceva il messaggio anonimo. Ma Steuvels, il migliore rilegatore di Parigi, è un uomo insospettabile: colto, pacato, umbratile. E il cadavere non è mai saltato fuori. Vaghi indizi, nient’altro: due denti, del fumo nero e denso. Eppure il commissario non può arrendersi: è in gioco la sua dignità. I giornali l’hanno preso di mira: «Ne abbiamo abbastanza di sentir dire che Maigret è infallibile». Porterà avanti la sua indagine come sempre, da solo. E col suo passo, lento e pesante. Mettendo insieme i frammenti cristallini dell’aria invernale sospesi sul dedalo di strade intorno a place des Vosges. Qui, all’angolo tra il Grand Turenne e il Tabac des Vosges, si incontrano gli sguardi obliqui del calzolaio, della portinaia, della lattaia e della sua domestica che, forse, hanno visto tutto. Ma chi ci assicura che quelle in mostra nelle loro vetrine non siano identità contraffatte? Se lo chiede anche Maigret. Fino all’ultimo si ritroverà con due piste che si intrecciano e un mucchio di persone di cui si sa poco o nulla: nemmeno se hanno un ruolo o no nella faccenda. E una moglie che forse ha deciso di prendersi una rivincita.
Scritto a Carmel by the Sea (California) nel dicembre del 1949, L’amie de Madame Maigret è apparso in Francia l’anno successivo.

Maigret e l’affittacamere




Le inchieste di Maigret (36)
Brutta storia: l'ispettore Janvier si è beccato una pallottola in pieno petto mentre sorvegliava la pensione di rue Lhomond dove vive un certo Paulus, che qualche giorno prima ha rapinato con una pistola giocattolo un localino di Montparnasse. Dopo aver escluso quasi subito che sia stato il giovane ladruncolo, il commissario Maigret decide di venire a capo della faccenda: lo ha promesso al povero Janvier e a sua moglie, che aspetta il terzo figlio e ogni giorno va a trovarlo in ospedale con gli occhi pieni di lacrime. E visto che la signora Maigret è in Alsazia, e lui proprio non riesce a restarsene senza di lei nell'appartamento di boulevard Richard-Lenoir, si trasferisce armi e bagagli nella pensioncina di rue Lhomond «con la vaga impressione di consumare una sorta di tradimento». Forse perché l'affittacamere – l'affabile, garrula, esuberante signorina Clément – lo circonda di mille premure? Fatto sta che Maigret comincia a sentirsi un po' a casa, e a poco a poco diventa quasi un inquilino come gli altri. Ma da quale finestra è partito il colpo? E chi può aver sparato? Certo non Paulus, che il commissario scopre nascosto sotto il letto della signorina Clément. Per il resto, in quella via abita solo gente tranquilla. C'è il signor Kridelka, che lavora come infermiere in un manicomio, Oscar Fachin, uno studente squattrinato che per mantenersi ricopia spartiti musicali, la signorina Blanche, che se ne sta tutto il giorno a letto a leggere romanzi e riceve le visite di un vecchio signore attempato, il signor Valentin, un vecchio cantante di operette che dà lezione gratis o quasi alle ragazzine. Ma nessuno sembra aver visto o sentito niente, a parte il rumore dello sparo e il corpo di Janvier riverso in un lago di sangue. La soluzione del caso si nasconde dietro un vaso di rame: Maigret, insieme al lettore, lo scoprirà solo nelle ultime pagine.
Scritto a Lakeville (Connecticut) nei primi mesi del 1951, Maigret en meublé apparve a stampa nello stesso anno.

La furia di Maigret




Le inchieste di Maigret (35)
È la seconda estate che Maigret passa nella sua casa di Meung-sur-Loire. È in pensione. Ronzio di mosche nella canicola. Una sedia a sdraio all’ombra, la signora Maigret che sgrana i piselli. La felicità, no? Forse. Diciamolo: Maigret si annoia. Perché mai, altrimenti, accetterebbe con tanta prontezza di indagare per conto di una imperiosa e anziana signora che gli piomba improvvisamente in casa? D’accordo, è difficile rifiutare qualcosa a Bernadette Amorelle. È abituata a comandare, gli Amorelle sono ricchi e potenti. Sua nipote è misteriosamente annegata, e lei, che odia il genero e disprezza la figlia, vuole vederci chiaro. Ma la vera ragione è un’altra. Maigret è ansioso di mettersi alla prova. Corre seri rischi, questa volta. Perché è solo. Perché l’ambiente in cui si trova d’improvviso catapultato non è il suo: ville imponenti sulla Senna, giardinieri, campi da tennis, barche, auto tirate a lucido. E gente altezzosa, gelidamente condiscendente. Come il genero di Bernadette, che è anche un vecchio compagno di scuola di Maigret. O esangue e assente come sua moglie. Gente marcia, minacciosa, infettata dall’avidità. Ma proprio per questo capace di scatenare la furia di Maigret, i suoi fantasmi di figlio dell’intendente dei Saint-Fiacre, il suo desiderio di portare alla luce quel che si cela dietro la facciata – il cuore sordido e deprimente della natura umana.
Scritto a Parigi, in rue de Turenne, nel giugno del 1945, Maigret se fâche fu pubblicato due anni più tardi.