Visualizzazione post con etichetta _Il mio pensiero. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta _Il mio pensiero. Mostra tutti i post

Nessun testimone

Sembra che Elizabeth George riesca a superarsi ogni volta che pubblica un thriller dell'ormai famosa serie che vede coinvolti l'ispettore Thomas Lynley e Barbara Havers. In questo assume un ruolo non più marginale Winston Nkata, appena promosso sergente. Innanzitutto vorrei avvisare che per capire fino in fondo questa ennesima avventura sarebbe meglio aver percorso la storia dei protagonisti; premesso questo, la trama è avvincente e l'autrice ne approfitta per descrivere la vita difficile a Londra, popolata da ragazzi che si prostituiscono, giovani che si fanno di droga e che pur di procurarsela rubano e uccidono, finiscono in centri di riabilitazione che tentano di aiutarli a rifarsi una vita. E' proprio qui che inizia la storia del serial killer "Lui": uccide un ragazzo bianco ed il fatto finisce in prima pagina sui giornali londinesi. Iniziano le indagini e si scopre che già precedentemente erano stati trovati corpi di ragazzi uccisi con lo stesso modus operandi, ma nessuno la polizia non aveva preso in seria considerazione le indagini considerandoli casi di semplice scomparsa. A questo punto Winston Nkata, un poliziotto di colore, viene promosso sergente per dimostrare alla cittadinanza che tutti i singoli casi verranno ripresi in carico senza distinzione di colore della pelle. La George si intromette molto bene in questo argomento giocando da un lato sulla questione razziale e sul giornalismo d'assalto e dall'altro lato seguendo le indagini che portano dapprima al circolo Colossus che aiuta i ragazzi di strada e dal quale sembrano provenire tutte le vittime. Il lettore pensa ormai di sapere chi sia sia l'assassino in quanto all'interno del circolo ci sono strani intrecci, ma poco dopo si scopre una nuova pista che porta alla pedo-pornografia e ci si ritrova rivedere tutto quanto premesso e a immergersi nuovamente nella trama, sempre più complicata e ricca di continui colpi di scena. Accanto alla trama del thriller davvero stimolante e ben congegnata, Elizabeth George entra sempre di più nelle vite private, nei pensieri e nei sentimenti dei protagonisti: e questa volta lo fa in maniera davvero pesante, soprattutto nel caso dell'ispettore Thomas Lynley che viene messo a dura prova nel suo profondo. Anche Barbara Havers viene messa sotto i riflettori con le sue paure, i suoi sentimenti e la sua fragilità nascosta dietro uno scudo. E forse è proprio questo l'aspetto che più contagia il lettore: avvicinarsi ai protagonisti, fino a renderli parte della nostra vita quotidiana con i loro drammi e le loro pulsazioni. Pulsazioni che vengono descritte anche per "Lui", l'autore degli omicidi in un continuo altalenarsi tra rancore e compassione. Un libro in cui l'introspezione ed un attento studio psicologico dell’animo umano sono i veri protagonisti fino alle ultime pagine quando, dopo l'arresto del colpevole, Lynley e la Havers si ritrovano soli entrambi davanti a scelte davvero difficili, quasi impossibili, che toccano il lettore nel suo intimo proiettandolo già al prossimo capitolo che sarà di certo ancora una volta avvincente e coinvolgente.


I casi dell'ispettore Lynley (12)
Londra, George's Gardens. Quando viene trovato il corpo senza vita di un ragazzo, la polizia capisce subito di essere davanti all'opera di un serial killer. La realtà tuttavia è ben più intricata: l'assassino ha già ucciso, ma erano vittime di colore, e i comandi competenti non si erano dati da fare più di tanto. Nel tentativo di fugare le accuse di razzismo per non aver approfondito le indagini per i primi tre omicidi, New Scotland Yard affida il caso all'ispettore Lynley e ai suoi colleghi, Barbara Havers e il neopromosso sergente Winston Nkata. Ma la caccia al mostro si rivela sin dall'inizio lenta e difficile, complicata da interferenze, tensioni personali, vecchi e nuovi rancori, mentre il numero delle vittime cresce in modo inesorabile…

La ragazza nell'acqua

Nel 1990 due persone gettano nell'acqua di una cava quello che, agli occhi di un vecchio eremita che li sta osservando di nascosto, sembra il corpo di un morto. Ventisei anni dopo Erika Foster, il detective della polizia inglese di origini slovacche che si è fatta trasferire ad altro distretto è ritornata ad occuparsi di lotta al traffico di stupefacenti, durante un'indagine da lei condotta viene indirizzata da una soffiata in una cava dove un trafficante avrebbe nascosto un grosso carico di droga. I subacquei, rovistando nella melma del fondo, trovano un sacco pieno di eroina per un valore di quattro milioni di sterline, ma scoprono pure un piccolo cadavere di cui sono restate solo ossa. Subito iniziano le indagini e si scopre che il corpicino è quello di Jessica Collins, una bambina di soli sette anni misteriosamente scomparsa ventisei anni prima, nel breve tragitto tra casa sua e quella di una amica che festeggiava il compleanno. Erika riesce farsi affidare questo "cold case", un caso ancora irrisolto condotto all'epoca da  Amanda Baker, che oggi è profondamente depressa e non collabora alle indagini che procedono lentamente per mancanza di indizi. L’unico sospettato, Trevor Marksman, noto pedofilo, è intoccabile anche perché ha un alibi di ferro. Il caso diventa davvero avvincente, ricco di colpi di scena tra indagini sul mondo della pedofilia e del narcotraffico e Robert Bryndza sa come creare un romanzo avvincente in cui il lettore viene coinvolto fino alla sua conclusione. A questo posso aggiungere che ancora una volta nulla è scontato, che la trama scorre veloce, in modo logico e consequenziale tanto che in alcuni punti è davvero difficile interrompere la lettura. Sembra che la soluzione del caso sia così vicina, ma grazie ad una serie di colpi di scena, a nuovi indizi ed all'aiuto di una ritrovata Amanda, Bryndza  vi condurrà ad un finale davvero inaspettato. Il mio consiglio è leggerlo dopo i primi due della serie delle indagini di Erika Foster, per seguirne la sua storia e per ritrovare piacevolmente, anche se con un ruolo meno decisivo, i vecchi compagni di Erika: Isaac Strong, Marsh, Moss e Peterson. Per concludere: un thriller poliziesco davvero accattivante e coinvolgente. Speriamo di leggere presto il quarto capitolo per vedere cosa riserverà ad Erika la sua vita, già segnata negativamente in alcune occasioni ma che sembra ogni tanto darle qualche speranza per il futuro.


Le indagini del detective Erika Foster (03)
Il detective Erika Foster ha appena ricevuto una soffiata che le indica il luogo in cui è nascosta la prova per sventare un grosso traffico di droga. Seppure sospettosa, ordina la perquisizione di una cava in disuso alla periferia di Londra. Quello che non si aspetta è che, scavando nel fango, oltre alla droga venga ritrovato un piccolo scheletro, subito identificato. Si tratta di Jessica Collins, scomparsa ventisei anni prima all’età di soli sette anni. Il caso fece un grandissimo scalpore e il mistero dietro la scomparsa di Jessica non venne mai risolto. Cominciando a indagare grazie alle nuove prove, Erika si addentra in un caso difficilissimo, in un costante alternarsi di passato e presente. Dovrà fare i conti con i segreti della famiglia Collins, i rimorsi del detective divorato dal senso di colpa per non aver mai ritrovato Jessica, e un altro omicidio avvenuto vicino alla cava. Chi conosce la verità? E perché qualcuno non vuole che il caso venga finalmente chiuso?

Personal

E' proprio così. Jack Reacher: una sola legge, una sola giustizia. La sua. Questa nuova avventura inizia con un tentato omicidio del presidente francese durante un comizio, un tiro da una distanza superiore ai mille metri. Ed è a questo punto che dipartimento di Stato e CIA richiamano la sola persona che possa trovare un tiratore tanto in gamba: Jack Reacher, al quale spiegano che il proiettile è di fabbricazione americana e che a sparare da quella distanza centrando il bersaglio sono in pochi al mondo. Durante la riunione si fa il nome di John Kott, uno dei tre tiratori tenuti sotto sorveglianza e vecchia conoscenza di Jack che lo aveva arrestato dieci anni prima ed appena uscito di prigione. Con lui lavorerà Casey Nice della quale scopriremo durante il racconto la sua storia, le sue paure, ma anche la sua forza e determinazione; ed è proprio con lei che Jack si reca a casa di John Kott dove i due scopriranno un ritratto fatto con pagine di giornale proprio di Jack Reacher: che si tratti di una possibile vendetta personale? Intanto il G8, che si terrà a Londra, si avvicina ed altri due agenti segreti, un francese ed un russo, si affiancano all'indagine e si recano in Francia convinti che Kott si sia nascosto proprio li in attesa del G8 dove riproverà a colpire uno dei presidenti che vi prenderanno parte. A complicare la storia, a Londra un pezzo grosso della mafia viene ucciso ed anche in questo caso il proiettile è partito da più di un chilometro di distanza. A questo punto Jack e Casey vengono dirottati a Londra e per prima cosa si recano a controllare la sede del G8 per studiare quali siano i punti deboli, ma favorevoli ad un tiratore così esperto. A questo punto ci saranno una serie di nuovi avvenimenti e scontri che Lee Child introduce con intelligenza per sviare il lettore, ma che verranno scoperti e neutralizzati dal nostro eroe con la solita dose di astuzia e calcolo. E sono proprio queste due caratteristiche, il suo modo di pensare e reagire velocemente che continuano a caratterizzare Jack e che sono il pezzo forte di ogni sua avventura: rimaniamo spiazzati dalle sue intuizioni, dal suo coraggio e dalle sue azioni imprevedibili. Ed è proprio per questo che il romanzo risulta ancora una volta così avvincente che si legge quasi tenendo il fiato e gustandosi ogni nova mossa e previsione della coppia Lee Child-Jack Reacher, una delle coppie più amate dei lettori di thriller.


Le avventure di Jack Reacher (18)
Jack Reacher deve tornare in servizio, richiamato dal dipartimento di Stato e dalla CIA. Qualcuno ha colpito il presidente francese mentre teneva un discorso a Parigi. E il proiettile… è americano. Quanti cecchini sono in grado di fare fuoco da quasi un chilometro con una tale sicurezza? Pochissimi, e tra loro c’è di certo John Kott, una vecchia conoscenza di Reacher, che quindici anni prima lo ha mandato in galera. Ora Kott è libero e, con il G8 in corso, non è affatto una buona notizia… La strada che Jack Reacher ha di fronte è disseminata di scelte difficili, spietati mafiosi, ex mercenari e soprattutto nessuna possibilità di chiedere aiuto. Ad affiancarlo nella sua caccia c’è Casey Nice, una giovanissima ma brillante (oltre che affascinante) analista. Ma entrare in azione con una donna al proprio fianco riporta Reacher all'ultima, drammatica occasione in cui ha lavorato in coppia, e alla fine tragica della sua partner. Non può permettere che accada di nuovo. Questa volta non può commettere nessun errore. È una questione personale…

Il cacciatore silenzioso

Subito un assassinio: così inizia Il cacciatore silenzioso di Lars Kepler. Un uomo incappucciato uccide il proprietario di una maestosa villa sotto gli occhi di una prostituta che però viene lasciata in vita. E' quindi Saga Bauer, commissario della Sapo, ad essere incaricata del caso e subito si reca alla villa dove scopre che il morto è l'attuale ministro degli esteri. Interviene però un commando speciale che, dopo aver analizzato la scena del crimine, ripulisce la casa e mette tutto in ordine come se nulla fosse successo. Intanto Saga interroga Sofia, la prostituta rimasta in vita e scopre che è stata incaricata di incontrare il ministro da una persona chiamata Ratjen. Ed uno dei carcerati si chiama proprio così, condannato per essere in affari con con lo sceicco Al-Jahiz, capo di un'organizzazione di stampo terroristico in Siria. Scopre anche, sempre tramite Sofia, che l'assassino aveva in testa uno strano cappello che lo rendeva irriconoscibile. Intanto anche Joona Linna si trova in carcere ed è qui che riceve una visita dal primo ministro che lo incarica di mettersi in contatto con Ratjen: in cambio riceverà l'immunità. Kepler passa poi ad iniziare a descrivere la personalità del "cacciatore di conigli": il killer. Rex è invece un noto cuoco di una trasmissione televisiva e suo figlio viene ricoverato all'ospedale dopo aver fatto uso di droga in un noto locale. Poco per volta entrano in scena altri personaggi che sembra non abbiano nulla in comune tra di loro e che vengono uccisi così come il ministro degli esteri ed il mistero si infittisce. Mentre Linna e Saga continuano ad indagare ed a scoprire nuovi indizi, Kepler si sofferma sul killer, sulla sua vita, su cosa ha patito da piccolo così come è successo a sua madre. Inutile dire che alla fine verrà scoperto ed arrestato dopo sparatorie ed agguati. E devo dire che il libro è molto avvicente per chi ama il genere ed in particolare per gli amanti di Lars kepler: un giusto mix di indagini, assassini (anche il segretario della difesa americano ne è vittima) e soprattutto per come pian piano vengono descritte le mosse e la storia che sta dietro il cacciatore di conigli, forse il vero protagonista del libro, vittima e carnefice allo stesso tempo. Ed è solo alla fine che, in questo mix di personaggi che si accavallano nel romanzo riusciremo a scoprire chi sia l'omicida perché la trama è davvero ben costruita e l'intero libro scorre sotto gli occhi del lettore senza pausa. E, per non farsi mancare nulla nulla, un ultimo colpo di scena che ci fa intuire che Linna probabilmente tornerà a farci compagnia presto con quella che sarà di sicuro una nova avvincente avventura di una delle saghe più avvincenti degli ultimi anni.


I casi dell'ispettore Joona Linna (06)
È da poco calata la notte quando Sofia entra nella grande villa fuori Stoccolma dove l'aspetta il suo cliente. Un cliente molto facoltoso, ma per lei nuovo. Forse è per questo che Sofia avanza circospetta come un animale selvatico. Mentre percorre lentamente l'ampio salone buio, cercando di registrare ogni dettaglio, Sofia non immagine chi sia veramente l'uomo che l'ha scelta per quella notte. E nemmeno immagina che di lì a poco si troverà faccia a faccia con il terrore. Perché un killer spietato e meticoloso, che non lascia tracce né indizi, e si muove con apparente infallibilità, è entrato in azione ed è pronto a colpire ancora. Restringere la cerchia delle potenziali prossime vittime è un autentico incubo per le forze dell'ordine, perché nel mirino del killer potrebbero esserci personalità molto in vista nel Paese. Per risolvere l'enigma, alla polizia non resta che richiamare Joona Linna, l'ex commissario che da due anni si trova rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Kumla per un vecchio conto in sospeso. Joona Linna e l'agente speciale Saga Bauer sono costretti a collaborare in segreto per fermare il «cacciatore silenzioso» prima che il cacciatore riduca anche loro a un silenzio senza fine...

Il caso G

L'unico caso irrisolto del commissario Van Veeteren. O forse no? Tutto inizia nel 1987 quando una ricca e misteriosa signora si reca dall'investigatore privato Verlangen incaricandolo di seguire Jaan Hennan, soprannominato G, suo marito e di riferirle ogni giorno i suoi spostamenti. Lei è sua moglie e conosce bene i loschi traffici del marito, ma per qualche ragione non vuole spiegare il motivo dell'incarico affidato a Verlangen. Il pedinamento inizia, ma non porta a nessun risultato: sembra  che il Sig. G sia tutto casa e lavoro. Hakan Nesser inizia così questo giallo, in maniera diretta e lasciando sullo sfondo e solo con brevi descrizioni la cittadina di Lindsen. Ed infatti la narrazione prosegue spedita: G torna a casa una sera e trova la moglie morta nella piscina vuota di casa con addosso solo un costume da bagno. Suicidio? Omicidio? Dai rilievi la polizia pensa alla seconda ipotesi e subito gli occhi si puntano proprio su G, che tra l'altro aveva appena stipulato una polizza sulla vita della moglie ed intascherà una bella somma se verrà provato che non si sia trattato di omicidio ed è proprio per questo che viene chiamato Van Veeteren ad investigare sull'accaduto. Il commissario è tra l'altro amico di infanzia di Hennan e conosce bene il suo carattere ed il fatto che fin dall'adolescenza fosse risaputo che fosse una persona priva di scrupoli e sempre pronta ad attaccar briga. Purtroppo è proprio Verlangen a fornire un alibi a G, in quanto la sera dell'omicidio lo aveva tenuto sotto sorveglianza ed addirittura aveva scmbiato quattro parole con lui. Dalle indagini risulta che in America Hennan si fosse già sposato e che anche in quell'occasione la moglie fosse morta poco dopo che lui stipulasse un'assicurazione sulla sua vita: in quell'occasione era stato prosciolto per insufficienza di prove. Van Veeteren decide quindi di arrestare G, ma anche in questo caso l'imputato viene prosciolto per lo stesso motivo: caso chiuso. Nesser gioca con abilità e passa a narrare i fatti del 2002, quando Van Veeteren (ex commissario) fa ora il libraio, e quando proprio nella sua libreria entra la figlia dell'investigatore Verlangen dicendogli che suo padre è scomparso dopo aver lasciato un biglietto in cui afferma di aver risolto il caso di quindici anni prima. Van Veeteren non può resistere a questo invito e da libraio riprende in mano il caso. I colpi di scena non mancano neanche in questa seconda parte del giallo, ma ve li lascerò scoprire da soli; posso solo aggiungere che quando leggo un libro di Nesser sono sicuro di non sprecare il mio tempo e che anche in questo caso non sono stato deluso, calamitato fino alla fine dalla trama fino ad un finale davvero imprevedibile.


Le inchieste del commissario Van Veeteren (06)
Il caso G è l’unico caso irrisolto della lunga carriera del commissario Van Veeteren, da sempre la sua spina nel fianco. Il cadavere di una donna ritrovato sul fondo di una piscina vuota, un presunto omicida con un alibi inattaccabile… Chi ha ucciso Barbara Clarissa Hennan? Davvero è stato suo marito Jaan, detto G, unico sospettato e, tra l’altro, odiato ex compagno di scuola di Van Veeteren? E come ha fatto a farla franca? Questi interrogativi tormentano il commissario da ben quindici anni, anche se lui ormai è in pensione ed è completamente assorbito dalla sua nuova attività di libraio antiquario. Quando la figlia del detective privato che all’epoca seguiva le indagini si presenta da lui riferendogli della scomparsa del padre, che ha lasciato un messaggio criptico in cui afferma di avere le prove per incastrare Hennan, Van Veeteren ha la possibilità di chiudere definitivamente i conti con il passato.

La ladra di ricordi

Un bel titolo accattivante per un giallo storico sui generis interessante e ricco di spunti. Siamo a Todi ed il professor Giacomo Nardi riceve una telefonata da una donna che afferma di possedere un cammeo risalente al primo secolo A.C. e di volergliene parlare. La sera stessa Isabella De Clio, studentessa di antichità e concorrente per una borsa di studio, incontra proprio Nardi per consegnargli la sua monografia che riguarda proprio i cammei antichi. Intanto inizia la narrazione di una nuova storia, ambientata nel 43 A.C. in cui Antonio, lepido ed Ottaviano danno vita al loro triumvirato nato per sconfiggere i cesaricidi Bruto e Cassio. E' in questa occasione che Ottaviano chiede ad Antonio in pegno un oggetto che appartenne a Cesare: il cammeo delle sette velature. Non è difficile per chi legge pensare subito che la storia ruoterà attraverso le vicissitudini di questo famoso cammeo ed infatti Barbara Bellomo saprà condurci attraverso due storie parallele che si inseguono capitolo dopo capitolo, entrambe avvincenti e ricche di avventure. Ecco allora che Nardi, dopo avere scoperto che la misteriosa signora è stata uccisa nella notte e che si chiamava Luisa Velio, incaricherà Isabella ad investigare sull'esistenza di questo cammeo, realmente appartenuto a Luisa che ne possedeva una fotografia. Si torna quindi a narrare la storia del cammeo ai tempi di Marco Antonio, della moglie Fulvia e della figlia Clodia: una storia reale e che ci riporta ai banchi di scuola. E così sarà per tutto il racconto: un continuo parallelismo tra indagini tra Todi e la Sicilia da una parte e le sorti dei protagonisti della Roma antica. Non voglio dilungarmi su nessuna delle due, solo soffermarmi sul fatto che la ricostruzione storica è davvero interessante e ricca di spunti realmente accaduti dietro le quinte di una città che diventerà poi la capitale dell'impero che tutti conosciamo. Altrettanto avvincente è l'indagine in cui è coinvolta Isabella con Nardi e Mauro Caccia, indagine che parte pian piano con la decifrazione di una scritta sul cammeo e che li porta alla soluzione del caso dopo molte false piste e continui ripensamenti che rendono questo libro avvincente tanto da spingerti a volerlo leggere in maniera quasi accanita. Un giallo ben scritto che tiene in serbo anche altre sorprese tra cui il titolo: chi potrà mai essere questa ladra di di ricordi ed in che modo riesce a rubarli? E Barbara Bellomo a spiegarcelo e a dirci che "in questo mondo si possono rubare impunemente dignità, amore e merito, ma non oggetti. Perché?". Ed anche questa piccola domanda ci porta a riflettere su poteri dei nostri giorni, sulla corruzione e sui furti che sono rimasti gli stessi che già esistevano a Roma nel I secolo A.C.


I casi di Isabella De Clio (01)
Cosa accomuna l’omicidio, ai giorni nostri, di una dolce, vecchia signora dalla vita irreprensibile e i grandi protagonisti dell’età repubblicana – Cesare, Lepido, Cicerone, Marco Antonio, la crudele moglie Fulvia e la piccola Clodia? È quello che dovrà scoprire un terzetto stranamente assortito, chiamato in causa per l’occasione. Isabella De Clio, giovane archeologa siciliana specializzata in arte antica, è bella, volitiva, preparatissima, ma ha un motivo particolare per temere la polizia. E il fatto che l’affascinante Mauro Caccia, l’uomo che la affianca nelle indagini, sia un commissario non l’aiuta più di tanto. Con loro c’è anche Giacomo Nardi, depresso professore di museologia e beni culturali…
È l’inizio di una storia che intreccia la Roma del I secolo a.C. e l’Italia contemporanea, gli antichi intrighi politici e i mediocri baroni universitari dei nostri tempi.

La vittima perfetta

La vittima è davvero perfetta ed anche questa volta Robert Bryndza sa tessere un thriller accattivante che può essere diviso in due filoni. Da una parte quello delle indagini e dall'altra quello della psicologia dei personaggi, in particolare dell'assassino. Si parte subito con la descrizione dell'assassino, Gregory Munro, che verrà trovato morto da sua madre nel letto con un sacchetto legato in testa. Ed è subito ad Erika Foster che viene assegnato questo nuovo caso che appare subito come omicidio. Intanto inizia la parte psicologica del libro in cui in una chat criptata l'assassino, il cui nick è "il gufo" racconta a "Il duca" di aver commesso l'assassinio e che ce ne saranno altri. In un primo tempo viene indagato Gary, fratello della moglie di Gregory, ma quasi subito viene escluso dalle indagini in quanto già indagato in un altro caso di pedopornografia che ha la precedenza. Dopo altri accertamenti e visto che il cadavere era stato trovato nudo, si pensa ad un omicidio seguendo la pista gay ed il caso deve essere passato ai reati sessuali. A questo punto Erika viene quasi tagliata fuori dalle indagini, non fosse che un secondo omicidio avviene ai danni di Jack Hart, un famoso presentatore che anni prima aveva fatto furore con uno scoop sul padre omosessuale sulla morte in seguito al quale la figlia si era suicidata. Erika e Moss si recano sulla scena del crimine e si confidano vicendevolmente sul fatto che la prima non ha superato la perdita del marito, mentre la seconda è ossessionata dai pedofili per una brutta storia capitatale anni prima. La scientifica scopre che si tratta di una donna ed in una nuova chat Robert Bryndza rivela "il gufo" si chiama Simone, una donna che ha subito violenza dal suo ex marito , cosa che la tiene sveglia di notte e la fa sognare una vendetta.Non starò a dilungarmi sulla serie di omicidi e sulle indagini che ne seguono perché toglierei la suspance a chi voglia leggere il libro: dirò solo che l'ultimo è davvero quello della vittima perfetta. Questo perché sono altrettanto interessanti le chat tra Simone e "il duca" in cui pia piano vengono fuori le caratteristiche dei due personaggi, con le loro fobie, l'amore di uno per l'altro e soprattutto la vita di Simone così devastata e vittima. Ed è nella seconda parte del libro che si instaura nel lettore il dubbio tra vittima e carnefice. Il carnefice non è forse altro che una ex vittima in certi casi e per questo compresa? Ognuno ha giustamente diritto di pensare con la propria testa, ma trovo questo un punto fondamentale del thriller di Robert Bryndza. Inutile dire che le indagini proseguono, inutile dire che il libro vola via velocemente perché un capitolo finisce e già viene voglia di passare al successivo. L'unica cosa che mi sento di aggiungere è che ci sono dei colpi di scena quasi in corrispondenza di ogni delitto, così come di ogni chat fino all'ultimo, quello definitivo, quello che forse camberà la vita di Erika. Spero di scoprire tutto nel capitolo successivo. E cosa è un "suicide bag"?


Le indagini del detective Erika Foster (02)
Nel bel mezzo di un’afosa notte estiva, un’ombra si muove oscura, animata da un odio feroce e da un’irrefrenabile sete di sangue. Per la detective Erika Foster è un nuovo caso. Un omicidio, ancora. La vittima è un dottore ed è stato soffocato nel suo letto. Ha i polsi legati e gli occhi gonfi, un sacchetto di plastica trasparente stretto intorno alla testa. Pochi giorni dopo, un altro uomo viene trovato morto nello stesso modo. Erika e la sua squadra si trovano al cospetto di un serial killer freddo e calcolatore: è chiaro che segue le sue prede in attesa del momento perfetto per ucciderle. E le vittime sono tutti uomini single, che custodivano gelosamente i segreti della loro vita privata. Ma cosa lega questi individui all’assassino? Nell’ondata di caldo soffocante che invade Londra, Erika farà di tutto per fermare “l’Ombra della notte” prima che la conta degli omicidi aumenti ancora. Anche a costo di mettere a rischio il suo lavoro e la sua incolumità. Perché mentre Erika segue le tracce del killer, qualcuno segue lei e la osserva da molto vicino…


L' enigma del gallo nero

Leggendo "l'enigma del gallo nero", un thriller storico, viene subito in mente il più famoso "Il nome della rosa". Infatti anche qui la vicenda si svolge in un monastero inglese nel 1537 dove il male ha fatto la sua comparsa con l'omicidio del  commissario regio Robin Singleton e dove mastro Shardlake viene inviato per scoprire cosa sia successo. La trama è davvero interessante, sia dal punto di vista delle indagini davvero intricate che inducono alla lettura fino alla fine, sia soprattutto da un punto di vista storico. E' narrato con precisione il passaggio alla chiesa riformista di re Enrico VIII con gravi scontri tra riformisti e papisti, passaggio che si intreccia con le indagini di Shardlake e che C. J. Sansom sa raccontare molto bene attraverso le indulgenze della Chiesa cattolica, delle torture, del potere temporale del Papa, ma anche della vita quotidiana del popolo così come quella monacale che vengono narrate con accuratezza. Per chi cerca la Storia nella storia è ad esempio interessante l'incontro tra Shardlake e Lord Cromwell: in questo capitolo viene ben descritta la situazione di Enrico VIII che, stanco di Anna Bolena, inventa il famoso adulterio della moglie; e questo non è che un esempio. Unica pecca sono alcuni capitoli o passaggi un po' lenti che influiscono sulla forza della trama rendendola a volte un poco noiosa. Il romanzo è comunque ben scritto ed invoglia alla lettura, soprattutto per chi cerca qualcosa che unisca il genere giallo all'aspetto storico e voglia approfondire ciò che davvero accadde durante la dissoluzione dei monasteri inglesi dal 1536 al 1540 condotta da Thomas Cromwell.


La trama:
Inghilterra, autunno del 1537. Mastro Shardlake viene inviato nell'abbazia benedettina di Scarnsea per indagare su due crimini inquietanti. Nella stessa notte, infatti, qualcuno ha decapitato con una spada il commissario regio Robin Singleton, in missione segreta nel convento, e una mano sacrilega ha messo il cadavere insanguinato di un gallo nero sull'altare. Ma chi possiede una simile arma in quello che dovrebbe essere un tranquillo luogo di meditazione e preghiera?

Un pugno di cenere

Esiste il delitto perfetto? Sembra che Elizabeth George sappia dare una risposta con questo romanzo in cui una stella del cricket muore soffocato dal monossido di carbonio. Ancora una volta saranno Thomas Lynley e Barbara Havers ad occuparsi di questo caso che si accorgono subito che Kenneth Fleming non si è suicidato, ma che si tratta di un omicidio. La trama è avvincente in quanto le ipotesi non mancano, anzi, più si scava e più le supposizioni aumentano anche perché le vite di Kenneth e di sua moglie Jean non sono così limpide come potrebbe sembrare. Ed è proprio per questo che Thomas Lynley arriva a pensare di non riuscire a risolvere il caso: il delitto perfetto esiste davvero e non è quello dove l'investigatore non trova tracce o moventi, ma dove ne trova così tanti da non sapere più dove lo porterà l'indagine. Sarà la sua caparbietà a spingerlo a lavorare al caso fino alla soluzione finale. Ed ancora una volta Elizabeth George riesce a tenere il lettore attaccato al libro, non solo con la trama, ma anche grazie alla coppia di investigatori che abbiamo imparato a conoscere libro dopo libro: Thomas Lynley, lord inglese sempre raffinato che fa da contraltare a Barbara Havers a sua volta sboccata e priva di tatto. Ma è una coppia che funziona e che la scrittrice descrive anche nei sentimenti e nella vita privata così diversa, così come riesce a descrivere la vita reale che ruota attorno all'indagine. Ed ecco che fino all'ultima pagina siamo presi ancora una volta dalla storia e dal delitto che neanche noi sappiamo più chi sia il vero assassino, colui che ha commesso il delitto perfetto, e solo alla fine scopriremo se avremo avuto torto o ragione.



I casi dell'ispettore Lynley (07)
Kenneth Fleming poteva avere tutto: ancora un passo e sarebbe diventato il più grande giocatore di cricket d'Inghilterra, avrebbe conquistato l'amore dei suoi sogni e avrebbe vinto la sua battaglia contro un destino iniquo e beffardo. E invece si è addormentato per sempre, lasciandosi alle spalle lo straziante rimorso di sua moglie Jean e il rancore e la solitudine delle altre donne che lo hanno amato. Troppe donne nella vita di Kenneth Fleming, e troppi misteri intorno alla sua morte. Ma Thomas Lynley, ispettore di Scotland Yard, è troppo onesto con se stesso per accettare la comoda spiegazione di un delitto perfetto, e troppo caparbio per lasciare che la verità svanisca per sempre in un pugno di cenere…

Homo Deus. Breve storia del futuro

Quattrocentottantacinque pagine scritte da Yuval Noah Harari su cui riflettere. Ci vuole calma e pazienza perchè Yuval Noah Harari non lascia nulla al caso, anzi si sofferma su ogni singolo dettaglio, quasi su ogni parola, soppesandolo e spiegando il suo pensiero su più fronti. Intanto inizia con l'affermare che il mondo è cambiato molto nello scorso secolo: sono state sconfitte molte malattie ed il progresso scientifico e la medicina hanno fatto scoperte rivoluzionarie che hanno cambiato le nostre vite e innalzato il livello medio di longevità. Come gestiremo il futuro in uno scenario che viene man mano spiegato dettagliatamente? L'umanesimo, qui inteso come la gestione del potere, la fede, lo stile di vita, la politica, sta mutando e presto scomparirà per essere sostituito da una nuova forma di gestione del pianeta terra. Grazie agli studi medici e scientifici molte vite si possono oggi salvare o allungare ed il progetto cui si sta lavorando potrebbe essere l'immortalità e con essa la la cura del pianeta che nello scorso secolo è stato sfruttato troppo. Ormai la morte non è più considerata il volere di Dio come nel passato, ma più semplicemente come un problema "tecnico" che va affrontato e superato. Un altro tema è la ricerca della felicità: sembra che dove più ci sia stato progresso, meno le persone siano felici; ecco che la politica nel futuro dovrebbe occuparsi della felicità  delle persone in quanto tali e non della loro felicità per avere consenso o altri benefici. A questo si aggiunge il paradosso della conoscenza: "le nostre recenti conoscenze ci conducono a a cambiamenti economici, sociali e politici più veloci; nel tentativo di comprendere cosa sta accadendo, acceleriamo l'accumulazione di conoscenza. che però ci porta soltanto a ulteriori sconvolgimenti, ancora più rapidi e grandiosi". Harari passa poi ad una descrizione della storia dei prati: sembra un discorso slegato ma capiremo presto che tutto punta a dimostrare la sua teoria sull'umanesimo e sul suo declino. Questo stile di scrittura, questo saltare di palo in frasca usato spesso nella stesura del saggio,a volte può disorientare ma è un sistema che l'autore usa per tessere tutti i fili della vita per arrivare ad esprimere il suo pensiero vedendolo da diversi punti di vista. Ed eccoci che altri problemi appaiono nei capitoli successivi: l'Homo Sapiens ha cambiato l'ecosistema volutamente e non come accadeva negli anni passati quando ciò era dovuto a cataclismi o eventi naturali con la conseguente estinzione o meno degli altri animali di dimensioni medio-grandi. Si passa poi a considerare l'uomo e gli altri animali come a degli algoritmi, ma cosa ha di diverso l'uomo rispetto alle altre forme di vita o ad un computer? Ed esiste una gerarchia? E poi ancora la storia dell'uomo visto dal punto di vista dell'evoluzionismo, l'invenzione della scrittura e dei numeri, il rapporto tra scienza, religione e politica ed il modo in cui l'umanesimo affronta tutti gli aspetti della vita, dall'arte alla guerra, dalla guerra alla genetica fino ad arrivare ai movimenti radicali. Ed oggi? Secondo Harari i computer stanno sostituendo piano piano l'uomo in tutti i campi ed i suoi algoritmi riusciranno a fare quasi tutti i mestieri con un conseguente aumento della disoccupazione. In più verrà a crearsi una rete onnisciente che finirà per comandarci (vediamo già adesso come agiscono sulle nostre vite Google, Cortana, Amazon). E sarà allora che l'umanesimo verrà sostituito da quello che l'autore chiama datismo, cioè la religione dei dati, di tutti i dati, di Internet-di-tutte-le-cose che sarà in grado di elaborare un'infinità di dati più velocemente di ogni essere umano perché tutto dovrà essere collegato a tutto. Ed alla fine quasi una spiegazione del libro: "L'ascesa dell'intelligenza artificiale e della biotecnologia trasformerà certamente il mondo, ma non prescriverà un singolo risultato deterministico. Tutti gli scenari delineati in questo libro dovrebbero essere compresi come possibilità, piuttosto che come profezie. Se non vi piacciono alcune di queste possibilità siete invitati a pensare e a comportarvi in modi nuovi, che eviteranno il verificarsi di queste particolari possibilità". Come dicevo all'inizio Homo Deus è un libro che fa riflettere e pensare a quel che siamo ed a quel che saremo o dovremo essere partendo da quello che è successo nel passato e sta avvenendo oggi sotto i nostri occhi, ma a cui pensiamo forse poco o distrattamente. Forse sarebbe una buona cosa seguire tutti i fili proposti da Yuval Noah Harari, legarli e slegarli più volte fino ad arrivare ad un nostro pensiero personale che ci aiuti a crescere osservando i fatti da un nuovo punto di vista. Indipendentemente dal fatto che si concordi o meno con Harari è sempre istruttivo avere un altro punto di vista e trarne le nostre conclusioni.


La trama:
Nella seconda metà del XX secolo l'umanità è riuscita in un'impresa che per migliaia di anni è parsa impossibile: tenere sotto controllo carestie, pestilenze e guerre. Oggi è più probabile che l'uomo medio muoia per un'abbuffata da McDonald's piuttosto che per la siccità, il virus Ebola o un attacco di al-Qaida. Nel XXI secolo, in un mondo ormai libero dalle epidemie, economicamente prospero e in pace, coltiviamo con strumenti sempre più potenti l'ambizione antica di elevarci al rango di divinità, di trasformare ''Homo sapiens'' in ''Homo Deus''. E allora cosa accadrà quando robotica, intelligenza artificiale e ingegneria genetica saranno messe al servizio della ricerca dell'immortalità e della felicità eterna? Harari racconta sogni e incubi che daranno forma al XXI secolo in una sintesi audace e lucidissima di storia, filosofia, scienza e tecnologia, e ci mette in guardia: il genere umano rischia di rendere se stesso superfluo. Saremo in grado di proteggere questo fragile pianeta e l'umanità stessa dai nostri nuovi poteri divini?

Le conseguenze dell'odio

Tutto il mistero ruota attorno ad un tubetto di dentifricio. Proprio così: ad un tubetto di dentifricio ed al rapporto ossessivo di una madre e dei suoi due figli. Questa volta Elizabeth George, più che puntare sulle indagini, punta sulla psicologia dei personaggi e sui rapporti famigliari che a volte si trasformano in forme di amore-odio tra parenti. Tutto inizia trentanove mesi prima, un prologo che dura quasi un terzo del libro, quando il giovane Will si suicida buttandosi da una scogliera. Di mese in mese ci vengono descritte le reazioni ed i drammi interiori della madre Carlotte, del fratello Charlie e delle rispettive mogli. Scopriamo che entrambi i fratelli sono molto, forse troppo, legati alla madre e che soffrono di crisi depressive pur provando ad uscirne. Ma "recuperare è un percorso. Non una cosa che succede dalla sera alla mattina. Significa muoversi e a volte cambiare. Vivilo ed aggrappati alla speranza dei giorni migliori in arrivo". Intanto Barbara Havers è stata redarguita dal sovrintendente Isabelle Ardery per i sui comportamenti poco ortodossi e irrispettosi delle regole e Thomas Lynley cerca di fare da cuscinetto ed appianare la situazione. Proprio allora una famosa scrittrice viene trovata morta dopo una conferenza cui ha assistito anche Barbara e ad una prima analisi sembra si sia trattato di un attacco cardiaco. Alla stessa conferenza ci sono anche Caroline e Rory, l'assistente della scrittrice Clare. Ed è a questo punto che la morte viene considerata sospetta e Lynley convince Isabelle Ardery ad incaricare Barbara delle indagini. Le indagini iniziano e si scopre che, come già detto tutto ruota intorno al famoso tubetto di dentifricio che quasi uccide anche Carlotte e Rory. Più le indagini procedono e più si scoprono elementi che spostano il possibile sospettato dal  figlio, alla stessa Carlotte, poi alle sue nuore ed al suo ex marito che ha un amante. Indagini a tutto tondo sia da parte di Barbara che da parte di Lynley su due fronti diversi, ma che portano entrambe a scavare intorno ai rapporti tra tutti i membri della famiglia con sempre più insistenza e rivelando ancora una volta come possano cambiare le relazioni sentimentali ed il modo di pensare. Tutto molto ben descritto da Elizabeth George che in questo romanzo fa un passo avanti proprio su questo tema che alla fine sarà decisivo per la soluzione del caso. Caso risolto, ma ancora una volta, proprio alla fine, si scopre il vero ed intimo retroscena che ha scatenato l'assassino. E non dimentichiamoci anche che Thomas Lynley nel corso delle indagini si è innamorato ed alla fine...


I casi dell'ispettore Lynley (18)
Due morti sospette, due indagini parallele, una doppia ricerca della verità
Non c’è pace per l’ispettore di New Scotland Yard Thomas Lynley, che, reduce dalla difficile indagine condotta in Italia, si trova a scavare tra i segreti, i risentimenti e i rimorsi di una famiglia segnata da un lutto terribile: un suicidio che, ogni giorno di più, rivela risvolti agghiaccianti, costringendo Lynley ad affrontare i suoi stessi, dolorosissimi fantasmi, in quello che si annuncia come il caso più complesso della sua carriera. La vita non sorride nemmeno al suo storico braccio destro, Barbara Havers, che attraversa una profonda crisi personale e professionale. Sperando di aiutarla a ritrovare la sicurezza e lo smalto di un tempo, Lynley accetta di affidarle un caso che Barbara stessa si è trovata tra le mani: la morte in circostanze sospette di una scrittrice nota per le sue posizioni a favore del femminismo. Per risolvere l’enigma, Barbara parte per il Dorset, dove, dietro una facciata incantevole di villaggi pittoreschi, distese di colline erbose e scogliere bianche a picco sul mare, scopre un mondo di tradimenti, incontri clandestini e amori trasformati in gabbie da cui è impossibile fuggire...

La donna di ghiaccio

Questa volta inizio dalla fine: un lungo interrogatorio a quattro dei sospettati che dura così tanto che mi ha ricordato quelli celebri di Maigret. Ma, rispetto al più famoso commissario, Erika Foster alterna momenti molto intensi ad altri di attesa. E potrei dire lo stesso di tutta l'indagine in quanto la storia scorre spedita per alcuni capitoli per poi stagnare in altri dove sembra non accada quasi nulla, ma quei pochi passi o frammenti di indagine la rifaranno partire con nuovo entusiasmo e velocità. Tutto ruota intorno alla morte di Andrea Douglas-Brown, figlia di un'importante membro laburista del congresso, che viene ritrovata morta nell'acqua ghiacciata in un parco di Londra. Ed è proprio Erika Foster che viene incaricata delle indagini e che scopre le ambigue frequentazioni di Andrea, tra pub malfamati, persone malfamate e prostituzione: su questa contrapposizione tra la vita agiata di una famiglia perbene e la vita dei bassifondi che Robert Bryndza costruisce l'intera trama di questa indagine. Compaiono nella storia i famigliari della vittima così come l'omicidio di alcune prostitute che sono ricollegabili alla vita di Andrea. Tutti i personaggi giocano le loro carte e si manifestano per quello che sono ed in particolare mi è piaciuto quello di Linda, la sorella di Andrea, così diversa dal mondo perbenista della famiglia cui appartiene. E, proprio grazie alle indagini condotte su due mondi così diversi, che si arriverà all'interrogatorio finale in cui tutti i nodi verranno al pettine ed in cui si scoprirà che dietro le apparenze ognuno ha i suoi famosi scheletri nel armadio. Non mancano però azione, due attentati al detective Erika, colpi di scena ed inseguimenti. Posso aggiungere che questo mix di azione e fasi di stallo mi è piaciuto e che sicuramente Erika farà parte della mia biblioteca perché sono sicuro che nel tempo il suo personaggio sarà delineato maggiormente e perché il thriller di Robert Bryndza mi ha coinvolto e credo che anche i prossimi saranno giocati sullo stesso doppio campo.


Le indagini del detective Erika Foster (01)
Il corpo congelato. Occhi spalancati e labbra socchiuse. Come se fosse morta mentre era sul punto di parlare…
Quando un ragazzo scopre il cadavere di una donna sotto una spessa lastra di ghiaccio in un parco di Londra, la detective Erika Foster viene subito incaricata dell’indagine sull'omicidio. La vittima, giovane, ricca e molto conosciuta negli ambienti della Londra bene, sembrava condurre una vita perfetta. Ma quando Erika comincia a scavare più a fondo tra le pieghe nascoste della sua esistenza, trova degli strani punti di collegamento tra quell'omicidio e l’uccisione di tre prostitute, assassinate secondo un macabro e preciso rituale. Ma chi era veramente la ragazza nel ghiaccio? Quali segreti nascondeva? Il ritratto che ne dà la famiglia corrisponde alla verità? Erika ha l’impressione che tutti gli elementi a cui si aggrappa nel corso delle ricerche le scivolino via dalle dita, ma è cocciuta, determinata e disposta a qualunque cosa pur di arrivare a capire che cosa si cela dietro quella morte violenta…

Una morte semplice

Chi ama le indagini, i colpi di scena e la suspense leggerà questo romanzo tutto d'un fiato. L'avventura inizia durante un addio al celibato: Michael Harrison si dovrà sposare venerdì con Ashley ed i suoi amici decidono di fargli uno scherzo il martedì precedente ubriacandolo e seppellendolo in un luogo conosciuto solo da loro. Peccato che durante il loro ritorno a casa un incidente mortale li coinvolga ed il futuro sposo, ormai impossibilitato ad essere salvato, rimanga sepolto vivo in una bara. Si salva dall'incidente solo il suo amico e socio Mark che è in viaggio per affari e scopre dello scherzo finito male al suo ritorno. E' a questo punto che il detective Roy Grace viene contattato dal suo amico Glen Branson per partecipare alle indagini sulla scomparsa di Michael. I capitoli descrivono man mano l'angoscia che prova una persona sepolta viva, le indagini della polizia ed i sentimenti degli amici, della madre e della fidanzata Ashley. Ognuno di loro ha qualcosa da nascondere, una seconda vita: si tratta di tradimenti o di vecchie ruggini che risalgono alla gioventù. Sembra strano, ma due dei protagonisti sono il walkie talkie lasciato a Michael nella bara ed il suo corrispettivo ricetrasmettitore rinvenuto da un ragazzo sul luogo dell'incidente. Quando a Mark viene recapitato un dito mozzato di Michael con richiesta di riscatto le indagini prendono all'improvviso un altro corso in quanto il ragazzo, creduto ormai morto, è in realtà vivo e probabilmente tratto in salvo da qualcuno. Parte quindi una caccia all'uomo parallela al ritrovamento del futuro sposo, cui prende parte anche un sensitivo conosciuto da Roy Grace. Ci sarebbe ancora molto da dire sugli intrecci che legano i personaggi ed i fatti, ma li lascio a chi avrà la curiosità di leggere questo romanzo davvero ben scritto ed il cui finale non è per nulla scontato, anche quando tutto sembra essere stato risolto e la soluzione del caso praticamente conclusa.


Le indagini del detective Roy Grace (01)
Michael Harrison è noto per i suoi scherzi. Scherzi spesso divertenti, sì, ma altrettanto spesso crudeli. Forse troppo. Mai però quanto quello che tocca a lui. Dopo la sua festa di addio al celibato e una colossale sbronza, Michael si risveglia nel buio più completo in un luogo sconosciuto. Sconosciuto e... stretto. Michael è sepolto vivo, chiuso in una bara con soltanto una bottiglia di whisky e una radiolina ricetrasmittente, e una cannuccia per respirare. Lo scherzo è la vendetta dei suoi amici, e dovrebbe durare poco, giusto il tempo di spaventare Michael a dovere. Quando però i suoi amici rimangono coinvolti in un incidente d’auto, il gioco si trasforma in un incubo. Perché in teoria nessuno sa dove lui sia sepolto e nessuno può salvarlo… È a questo punto che il detective Roy Grace viene contattato dalla fidanzata di Michael. Manca pochissimo al matrimonio e Grace, a sua volta tormentato dai propri dolorosi fantasmi, scopre che l’unica persona che dovrebbe sapere qualcosa di Michael tace. Intanto per Michael il tempo sta per scadere...

La congiura del silenzio

Come molti libri di Steve Berry, anche questo narra di due storie separate da più di un secolo, ma che si intrecciano fino ad arrivare alla soluzione di un caso affidato a Cotton Malone della Sezione Magellano. L'inizio parte durante la guerra di secessione del 1861, quando il presidente degli Stati Uniti Lincoln riceve un messaggio in cui viene a sapere che John Freemont avrebbe liberato tutti gli schiavi dei ribelli del Missouri che avevano impugnato le armi contro gli Stati Uniti e che tutti i prigionieri di guerra sarebbero stati giustiziati. Riceve inoltre una lettera segreta, tramandata da presidente a presidente e di cui nessuno è a conoscenza. Si passa poi ai giorni nostri, quando Cotton Malone, ex agente della Sezione Magellano ed ora proprietario di una libreria,  viene incaricato di liberare un ostaggio in Scandinavia; durante questa missione viene salvato da un altro agente, Luke Daniels, che lo affiancherà durante tutta l'avventura. Intanto il senatore americano Rowen complotta contro il governo per fare in modo che alcuni Stati aderiscano alla secessione dagli Stati Uniti, cosa che renderebbe questa nazione notevolmente più debole nella scacchiera mondiale. Per fare questo Rowen si allea con Salazar, un mormone senza scrupoli che non esita ad usare la forza per raggiungere la sua meta. Ecco che capitolo dopo capitolo le due storie si rimandano l'una con l'altra fino alla fine del romanzo. Ciò che è più interessante e che porta a spunti di riflessione viene descritto tra le righe sono la storia della guerra di secessione, che non è così chiara come viene descritta nei libri di storia, così come la storia dei Mormoni, di come sono nati, di quale sia stata la loro evoluzione, e della loro profezia del Cavallo Bianco. Tutti spunti che chi vuole può approfondire per conoscere qualcosa di nuovo. Alcune citazioni mi hanno colpito: ad esempio il presidente americano che afferma che Thomas Jefferson disse che "ogni tanto una piccola ribellione è una buona cosa, perché è necessaria al mondo politico tanto quanto i temporali a quello fisico, come una medicina per la buona salute del governo". Vengono inoltre descritte la storia pubblica e privata di Lincoln, così come quella dei Mormoni e del libro di Mormon. Il libro gioca molto su questi due periodi storici che si accavallano e si rimandano a vicenda ed è questo che lo rende interessante se si vuole sapere qualcosa che vada oltre ciò che normalmente sappiamo delle guerre di indipendenza americane. E tutto ruota anche su uno stralcio della costituzione americana, poi non pubblicato ufficialmente, ma redatto dai padri fondatori americani, George Washington compreso. E poi: chi sono i Danniti e la Chiesa di Gesù Cristo e dei Santi degli Ultimi giorni, che hanno un ruolo centrale nella trama del libro? Per chi vuole approfondire tutti questi aspetti questo potrebbe essere un buon punto di partenza per scoprire cose nuove e farsi un'idea personale di ciò che è realmente successo al di là di quello che è frutto della fantasia dell'autore e delle conoscenze scolastiche. E per tornare al libro: che fine faranno la Sezione Magellano, Cotton Malone, Stephanie Nelle e soprattutto Cassiopea Vitt? Buona lettura e buone ricerche a tutti.



Le avventure di Cotton Malone (09)
La persona giusta al momento giusto. Così lo ha definito Stephanie Nelle, il suo ex capo dal dipartimento di Giustizia, quando gli ha chiesto di ritrovare un agente della Sezione Magellano, rapito mentre era in missione in Danimarca. E infatti solo Cotton Malone poteva arrivare in tempo in Svezia per salvare da morte certa Berry Kirk, l'unico testimone del rapimento. Tuttavia, Berry Kirk non è affatto chi dice di essere, e adesso Malone non ha scelta: per uscire vivo da quella situazione, deve stare al gioco. Anche se ciò significa lasciarsi condurre sulle tracce di una verità antichissima, una verità che nessuno ha mai avuto il coraggio di divulgare e che, se finisse nelle mani sbagliate...

Tre indagini del commissario Berté

Quando ho letto che dietro il nome dell'autore c'erano Elena e Michela Martignoni ho pensato che la lettura sarebbe stata piacevole. E così è stato: tre indagini per un commissario trasferito da Milano in un paesino ligure, tre storie di vita nelle quali il caso e le circostanze portano ad un delitto. Ed un commissario, all'inizio spaesato, ma che col tempo inizia ad amare il mare e la nuova situazione e che riesce con il suo intuito a risolvere ogni singolo caso. Il primo delitto avviene in una spiaggia dove una signora viene trovata uccisa: dopo ricerche ed indagini in cui i presunti assassini vengono di volta in volta scagionati, sembra che il caso possa rimanere irrisolto finché il commissario Bertè intuisce, spiazzando il lettore, chi possa essere stato a compiere il delitto. Nel secondo caso viene invece trovata morta la preside di un liceo privato di Genova ed anche qui, tra matrimoni di facciata e tradimenti, il vero autore verrà arrestato ed il commissario sarà sempre più apprezzato da tuti i suoi colleghi. Presosi una vacanza, decide di tornare a Milano ed anche qui si trova suo malgrado ad indagare sulla morte di un suo amico d'infanzia: questa indagine ci porta a scoprire l'infanzia del giovane commissario, i suoi amici, i giochi che faceva da bambino e da adolescente e lo mette nelle condizione di incontrare nuovamente la vecchia banda che lo ha accompagnato fino alla sua maturità. Tre indagini tutte legate tra di loro in cui scopriamo man mano la psicologia del commissario ed anche il suo modo di affrontare l'innamoramento, le passioni, il suo lato più intimo. Questo perché a Lungariva alloggia in una pensione gestita dalla signora Marzia, di cui si innamora nonostante continui ancora a pensare alla sua ex, con la quale si è lasciato da poco ma che continua a sentire di tanto in tanto e con la quale la storia sembra non del tutto finita. E, romanzo dentro il romanzo, ha anche il sogno di diventare scrittore e per ogni indagine cui assistiamo, ci troviamo a leggere anche i suoi scritti. Un libro, dunque, che contiene al suo interno sei storie, tutte da gustare e leggere godendosi la vita di un commissario sui generis che non sarà tanto difficile da amare per quello che è. E ancora complimenti ad Elena e Michela che riescono a creare sempre storie belle e ben scritte che sanno coniugare vita reale ed ironia in un modo tale che i loro libri risultino sempre gradevoli e ci invoglino in ogni caso a riprendere in mano le pagine per continuare a seguire la trama che si sviluppa capitolo dopo capitolo.


Le indagini del commissario Bertè (02):
Il suo nome è Gigi Berté. Commissario Berté. C'è una macchia nel suo passato, che gli è costata il trasferimento da Milano a Lungariva, uno di quei paesini liguri troppo pieni d'estate e troppo vuoti d'inverno. In attesa di trovare casa, vive nella pensione della Marzia, una donna bella ma decisamente sovrappeso, l'esatto contrario del suo immaginario erotico. Il commissario ha un segreto che non ha mai rivelato a nessuno: scrive racconti gialli e surreali, peccato che poi il morto arrivi per davvero...

Un caso di scomparsa

Un bel libro, diverso dai soliti gialli cui siamo abituati. Qui, più che sull'azione, l'autore gioca molto sulla psicologia dell' ispettore Avraham Avraham e dei personaggi che ruotano intorno alla storia di un bambino scomparso una mattina come tutte le altre invece di andare a scuola. La storia ruota intorno a questa scomparsa, ma non ci troviamo davanti ad una vera e propria indagine, piuttosto ad una serie di protagonisti, ciascuno dei quali porta ad una possibile pista con le sue ammissioni o mezze frasi o strani mutismi. Eccoci allora di fronte all'ispettore che cerca di mettere insieme tutte queste mezze frasi o strani silenzi mentre la sua vita prosegue pian piano a Tel Aviv. Avraham Avraham è un solitario, un introverso che ci porta nella prima parte del libro alla scoperta della vita di Tel Aviv e di Israele, mentre solo nella seconda parte inizia a mettere insieme tutto ciò che sa delle mezze frasi, delle lettere anonime, delle menzogne e dai protagonisti che di volta in volta gli fanno cambiare rotta all'indagine, lo mettono alla prova. Su tutti spiccano i genitori del bambino e Zeev Avni, un professore che gli dava ripetizioni e che risulterà essere di aiuto alla soluzione del caso. Un giallo psicologico piacevole da leggere e del quale alla fine ci rimarrà impressa una domanda ripetuta più volte durante l'indagine: "Perché non si scrivono libri polizieschi in Israele?". Lascio la risposta a tutti i lettori che avranno la sensibilità di leggere questa indagine, forse la prima di una lunga serie, dell' ispettore Avraham Avraham.



La trama:
Un bravo poliziotto non dovrebbe mail lasciarsi condizionare dai sensi di colpa, lo sa benissimo l'ispettore Avraham Avraham, dopo anni di indagini nel suo distretto alla periferia di Tel Aviv. Quando Hanna Sharabi si presenta da lui per denunciare che il figlio sedicenne Ofer quel giorno non è rientrato da scuola, Avraham Avraham la inquadra subito come l'ennesima madre ansiosa, pronta a scaricare sulle forze dell'ordine la gestione di un adolescente irrequieto. Ma Ofer a casa quella sera non c'è, sembra svanito nel nulla. Avraham Avrahm vuole poter recuperare il tempo perduto e allerta subito le squadre di soccorso per iniziare le ricerche. Interroga vicini, compagni di scuola, insegnanti. A questo punto inizia un'indagine segnata da brusche svolte e drammatici cambiamenti di direzione, nel corso della quale la polizia troverà via via nuovi possibili sospettati, che daranno vita a scenari diversi, capaci ogni volta di spiazzare il lettore e di metterlo di fronte alla incerta natura della verità.

Il segno dell'aquila

Due avvincenti storie in un solo romanzo a distanza di 2000 anni legate da un piccolo filo comune svelato proprio alla fine. Da una parte siamo nel 528 A.C. ed il piccolo Vel, un etrusco che da bambino perde il padre e vede sua madre e sua nonna prese prigioniere dal figlio di Tarquinio il superbo. Dall'altra Oswald Breil e sua moglie Sara Terracini nel 2015 sono impegnati nella ricerca di una scienziata scomparsa dal laboratorio di Toni Marradesi, cui la stessa Sara ha lasciato la direzione del laboratorio. Nel corso degli eventi Vel l'Etrusco dovrà fuggire dalla sua terra natale per rifugiarsi, ma con in mente l'idea di vendicare ciò che è successo ai suoi cari, ed affronterà mille battaglie ed imprevisti pur di vendicare la sorte toccata alla sua famiglia e ritrovare l'amore conosciuto durante uno dei suoi viaggi. Ad accompagnarlo saranno alcuni compagni tra cui un pirata e soprattutto un'aquila, che lui ha salvato dalla morte e ha allevato fino a farla diventare un amico inseparabile; e sarà proprio questo amico che dall'alto saprà guidarlo ed aiutarlo nei momenti più difficili.Sara e Oswald devono invece vedersela con un gruppo di fanatici nascosti sotto una fantomatica clinica farmaceutica svizzera legata però all'Isis ed ad alcuni personaggi influenti a livello mondiale che cercheranno, oltre a trovare l'immortalità tramite traffici di organi, a conquistare il mondo intero grazie ad alcuni soldati specializzati e creati ad hoc nei laboratori segreti di una delle loro strutture. Ed anche in questo caso non mancheranno avventure e colpi di scena. Il romanzo di Marco Buticchi dedica salta da un'avventura all'altra ogni capitolo e poco per volta si scoprirà che in realtà le due storie sono legate l'una all'altra fino a scoprire quale sia il nesso, ma solo alla fine grazie ad una scoperta archeologica fatta proprio da Toni Marradesi con l'aiuto dei suoi due nuovi amici. Un romanzo che prende, scritto bene e che invoglia a continuare nella sua lettura perché un capitolo richiama l'altro e non si vuol perdere un  solo istante dello sviluppo delle due storie. Nonostante siano più di 400 pagine il tempo vola nella sua lettura ed affascina pagina dopo pagina fino alla soluzione degli enigmi. Giustizia è fatta su entrambi i fronti e con un ultimo colpo di coda quando si scopre cosa sia che unisce le due storie. Sarà alla fine Vel l'Etrusco ad essere al centro dell'avventura romana del 2015... Degna di nota è anche la descrizione della vita etrusca, di cui così poco sappiamo, così come la storia dei primi giorni di quello che diventerà poi il grande impero romano. Un libro per tutti, per chi cerca l'avventura, che sia storica o moderna, che sia tecnologica o basata sul lento trascorrere del tempo quando i Persiani invasero l'Egitto ed i Tarquini erano la famiglia più potente di quella che oggi è l'Italia. Buona lettura a tutti...



La trama:
Monsignor Fausto Denagua ha molti anni e molte doti, tranne quelle che dovrebbe possedere un uomo di Chiesa. La sua strada incrocia quella di Oswald Breil dopo la scomparsa di una ricercatrice, e lo scontro si fa subito aspro perché, come Breil ripete spesso, non tutto è come sembra… La lotta è impari: il nemico è potente, ha mezzi sconfinati e soprattutto ha come alleati l’Isis e il suo feroce esercito. Manca giusto un anello della catena perché il Male abbia il sopravvento. Un anello che solo il rinvenimento di un antico sepolcro riuscirebbe a saldare. Ma l’ubicazione di quel sepolcro è avvolta nella leggenda… E la leggenda corre a ritroso sino ad approdare alla Roma dei re. L’adolescente Vel vive a Tarquinia sotto il regno del Superbo, sovrano corrotto e spietato che lascia mano libera al suo altrettanto crudele figlio, Sesto Tarquinio. Sarà proprio quest’ultimo a sconvolgere la vita di Vel, costringendolo a vagare alla ricerca dei propri cari in un mondo ricco di pericoli e di avventure. Un peregrinare che porterà l’etrusco tra le braccia di un amore tanto indissolubile quanto tormentato e costringerà Vel a ingegnarsi per sopravvivere, sino a diventare un brillante architetto: il progettista preferito da re e imperatori. Il maestro dell’avventura Marco Buticchi si destreggia questa volta tra i fasti delle antiche civiltà e le colpe di un Occidente moderno inspiegabilmente sordo alle terribili provocazioni dell’Isis.

Il porto delle anime

Kosovo, un Paese dove la guerra si combatte tutti i giorni. Ho visto personalmente questi posti e posso immaginare cosa possa essere successo anche grazie ad alcune persone incontrate durante il viaggio. E' qui che Jasmine durante un conflitto a fuoco ha un arresto cardiaco e, risvegliatasi dal coma, ricorda di essere stata in una città dove tutto è scritto in cinese e con le classiche lanterne colorate. Ma qui c'è anche un porto dove arrivano altre persone: alcune si imbarcano ed altre no; qui si viene anche pesati su una strana bilancia ed in seguito ognuno riceve una piastrina di riconoscimento. Sfortunatamente, tornata in vita, ha un incidente stradale durante il quale suo figlio Dante rimane gravemente ferito. E' proprio per lui che decide di provocarsi un secondo arresto cardiaco, in modo di tornare al porto delle anime, dove man mano scopre che questo mondo intermedio tra la vita e la morte è governato da strane regole e dove una setta, la Triade, la malavita, loschi individui che governano nell'anonimato la città. E sarà proprio per questo che dovrà ancora lottare, combattere, scappare o ritornare sui suoi passi fino ad arrivare ad un gioco mortale: il parco giochi. Un Thriller mozzafiato che ti tiene incollato al libro con Lars Kepler che ancora una volta ci fa vivere una strana ed avvincente avventura insieme ai suoi personaggi. Al di là della trama questo romanzo vuole essere una sorta di interpretazione di cosa accade dopo la morte: ovvio che è fantasia perché nessuno può saperlo. Resta il fatto che, come dice l'autore nella prime pagine "Nessuno sa dove andiamo quando moriamo, nè se i luoghi dell'oltretomba esistano solo dentro di noi, fra i lampi delle sinapsi. Certo, le nostre spiegazioni neurologiche risalgono appena a qualche decennio fa, mentre le testimonianze sono sempre le stesse da millenni. Dalle prime culture scritte fino ad oggi, ciò che ci attende dopo la morte viene descritto in modo sorprendentemente omogeneo". E in quasi tutte si parla di acqua, fiumi, mari (Caronte ne è un esempio) e chissà che qualcosa di vero non ci sia... O no? Leggetelo anche solo per il puro gusto dell'avventura, ma resta questo dilemma, magari uno spunto per approfondire questo argomento che da sempre ci affascina.



La trama:
Jasmin è una donna, una madre, un soldato dell’esercito svedese di stanza in Kosovo. Vive per l’amore del figlio Dante, che ha avuto da un suo commilitone, un uomo poco affidabile che cerca di affogare nell’alcol e nella droga gli orrori della guerra. Jasmin in Kosovo è stata ferita gravemente, e durante il ricovero in ospedale, mentre lottava tra la vita e la morte, la sua anima si è trovata per qualche giorno in un’affollata e misteriosa città portuale dove tutti i cartelli sono scritti in cinese e dove ha visto imbarcarsi, per non tornare mai più, uno dei suoi uomini. Ma Jasmin è forte e sa come tornare dalla città misteriosa, sa che si deve stare molto attenti a non farsi rubare la targhetta d’argento che ti mettono al collo quando arrivi nella città misteriosa, perché è il lasciapassare per il ritorno. Due anni dopo la prima esperienza nella città dei morti, Jasmin ci ritorna di nuovo con il figlio: hanno avuto un incidente d’auto e solo lei riesce ad allontanarsi per tornare di nuovo nel mondo dei vivi, lontano dal porto delle anime. Dante è molto più grave, dev’essere operato, e Jasmin non può abbandonarlo nella città misteriosa: deve tornare, lottare per quello che ha di più caro, in un terribile gioco di morte che rischia di vederla sconfitta.

Una traccia nel buio

Meglio l'indagine in corso o quella ambientata durante la seconda guerra mondiale? Tutto parte da un delitto che sembra inspiegabile, ma che presto viene ricollegato ad una tragica storia, ad altri due delitti avvenuti durante la seconda guerra mondiale in Islanda. Poco per volta le due indagini si intrecciano ed i personaggi che troviamo nel passato tornano invecchiati nel presente. I due agenti svolgono le loro indagini ognuno nel suo tempo e capitolo dopo capitolo veniamo a conoscere i passi dell'uno e dell'altro, quasi che un detective suggerisca all'altro come comportarsi. E alla fine non è altro che un conto in sospeso con un vecchio caso in cui il detective assassinato indaga per un certo periodo, simultaneamente ma ognuno all'oscuro dell'altro, a quello dell'agente Konráð, il detective in pensione coprotagonista dell'indagine in corso fino a smascherare il colpevole. Un giallo ben costruito, ben scritto, in cui, oltre la trama avvincente, veniamo a conoscere come si vivesse a Reykjavík durante la guerra con i militari a presidiare la città ed a prepararsi a muoversi per lo sbarco sul continente, ma anche come vivessero questi momenti i cittadini islandesi, speranzosi di tornare alla loro pace. Scopriamo quando e perché viene proclamata la Repubblica d'Islanda, che si stacca dal dominio danese e tante altre curiosità viste attraverso gli occhi di una sarta, di un poliziotto militare, di una strega, di un detective del 1940 così come di un detective di oggi in pensione. E poi le saghe nordiche: cosa mai avrà a che fare il misterioso "popolo nascosto" con i misteriosi omicidi? E gli Elfi?
Lo consiglio a tutti quelli che vogliono conoscere un po' di storia e di curiosità attraverso un bel giallo.


La trama:
Il piccolo appartamento è in ordine e il suo anziano proprietario apparentemente dorme sereno nel suo letto. Ma la verità è un’altra. Qualcuno ha soffocato nel sonno Stefán Þórðarson, qualcuno che la vittima conosceva e a cui ha aperto la porta della casa dove viveva solo da anni. Konráð è un detective di Reykjavík ormai in pensione, ma vuole comunque dare una mano ai colleghi, anche perché un particolare di questo caso colpisce la sua attenzione: sulla scrivania dell’uomo ucciso ci sono ritagli di vecchi giornali risalenti all’epoca della seconda guerra mondiale, riguardanti un omicidio mai risolto, quello di una bella ragazza trovata morta dietro il Teatro Nazionale, ai tempi usato come deposito di approvvigionamento dalle truppe di occupazione britanniche e americane. Perché a Þórðarson interessava quella vecchia vicenda? E soprattutto, chi è Þórðarson, un uomo che sembra venuto dal nulla, senza parenti né amici? L’indagine di Konráð si muove tra presente e passato, tra la Reykjavík di oggi e quella del 1944, tra leggende popolari, occultismo e depistaggi, fino a sollevare il velo su una verità sconcertante…

Gli Occhi del Salar

Questa volta la Procura di Ardese non è assolutamente imperfetta; anzi si destreggia in maniera perfetta in un caso di rapimento di minori. E' un giorno come gli altri ed i figli dell'alta borghesia, come ogni mattina, si alzano e vengono accompagnati dalle madri allo scuolabus che li accompagnerà a destinazione. Ma quel giorno l'autobus sparisce nel nulla e si porta via i bambini ed il conducente, sparendo nel nulla. Subito la procura si mette in moto ed inizia le indagini incalzata da giornalisti e dalle famiglie delle vittime. In un continuo alternarsi di capitoli che riguardano le indagini, la disperazione dei genitori, la procura ed i rapitori si viene avvolti dalla trama e dalle vicende in cui tutti i personaggi coinvolti vengono descritti da Roberta Gallego molto bene e sotto molte angolature. Le paure dei bimbi, i timori dei genitori, i pensieri degli ispettori ed i rapitori. "Stavano scivolando in un invisibile Occhio del Salar che li avrebbe inghiottiti senza rumore e sospinti verso profondità oscure, impenetrabili come la nebbia inconsueta di quel mattino di ottobre". Comunque le indagini continuano e sembra che i colpevoli siano più di uno. Ed ecco che, dopo un capitolo dedicato ai sentimenti dei bambini (uno di loro viene curato dai rapitori) ecco la prima svolta: un messaggio giunge alle famiglie e chiede come riscatto per la liberazione una pubblica ammenda di ogni genitore dal pulpito della chiesa sulla propria colpa più grave. Mentre le indagini continuano, ogni genitore si reca ad autodenunciare la sua colpa nella speranza che il figlio o la figlia vengano rilasciati. Ed è qui che Roberta Gallego cresce nella sua narrazione rispetto ai primi romanzi e con una svolta netta lascia i genitori a confessare ed a disperarsi mentre mette la procura al centro dell'indagine che, forse, non è legata a questi fatti, ma a qualcosa di più importante, ad un dramma più profondo, inconfessabile e con radici molto diverse. E sarà proprio questa intuizione a far saltare il piano dei rapitori. Brava la scrittrice che è riuscita a rendere perfetta questa procura, a renderle dignità ed a scrivere un giallo davvero bello. E cosa sarà mai questo Occhio del Salar?


Storia di una procura imperfetta (04)
La Procura di Ardese è in pausa caffè quando squilla il telefono del sostituto procuratore Anna Vescovo. Un istante dopo il magistrato sbianca in viso, annuendo in silenzio, guarda i colleghi e incredula riferisce: «È scomparso l'autobus del trasporto scolastico con i bambini a bordo». Quella mattina lo scuolabus della scuola provata San Gottardo, con a bordo sette bambini, figli di alcune tra le famiglie più in vista della piccola provincia, non è mai arrivato a destinazione. Cosa è successo? Come mai il cellulare dell'autista suona a vuoto? Può un pulmino svanire, inghiottito dalla nebbia, senza lasciare traccia? Poi il peggiore degli incubi comincia a prendere corpo: i bambini sono stati rapiti. Qualcuno ha voluto farli sparire. Qualcuno ha voluto scuotere le famiglie di quegli innocenti. Qualcuno che adesso aspetta, nell'ombra. Sbattuta sulle prime pagine dei telegiornali e dei quotidiani nazionali, la Procura esce dall'anonimato di provincia, e l'intera squadra di sostituti, poliziotti e carabinieri, congelato il lavoro ordinario, è chiamata ad agire.
Prende così l'avvio un'indagine corale, orchestrata dall'autrice con un gioco di tempi avvincente che, insieme a repentini cambi di scena e svelamenti improvvisi, tiene altissima la tensione dall'inizio alla fine.