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Confessioni di una squartatrice

Mi piace Hakan Nesser, mi piace come scrive e come delinea i personaggi. Barbarotti è rimasto vedovo ed il suo capo gli assegna, sembra, un semplice caso di scomparsa giusto per vedere se sia in grado di tornare a lavorare come una volta.
E qui avviene la svolta: la perdita della moglie lo ha ovviamente scosso, ma lei stessa saprà aiutarlo nell'indagine, che prende piede e sembra legata ad un altro omicidio accaduto molti anni prima. All'inizio la sua indagine procede lentamente, ma, tra un colpo di scena e l'altro, alla fine riuscirà a trovare la soluzione al mistero. Una soluzione che procede deduttivamente passo dopo passo mettendo a dura prova l'ispettore che alla fine scoprirà che certi avvenimenti sono degni di essere nascosti, nonostante tutto, nonostante un omicidio (o forse due) e che in fondo la vita ci porta a fare scelte, giuste o sbagliate che siano, ma che comunque meritano il giusto rispetto. Ecco, per giudicare qualcuno, bisognerebbe prima mettersi nei suoi panni...



Le indagini dell'ispettore Barbarotti (05)
L'ispettore Gunnar Barbarotti non è più lo stesso. Non è facile concentrarsi sul lavoro quando la mente è lontana, persa nel dolore di una tragedia personale dopo la quale sembra impossibile rimettersi in piedi. Forse per riguardo nei suoi confronti, il commissario Asunander gli affida un cold case, un caso solo all'apparenza semplice, vecchio di cinque anni: la sparizione di un uomo che si era allontanato in moto dalla sua casa di campagna per non farvi più ritorno. Il suo corpo non è mai stato ritrovato, e l'unica indiziata non ha mai confessato. Perché i sospetti si sono concentrati tutti su di lei, ovviamente: la convivente, una donna nota alle cronache come la squartatrice, che in passato aveva ucciso e fatto a pezzi il marito violento. Perché il commissario Asunander vuole rivangare proprio adesso, alle soglie della pensione, un caso che sembrerebbe già risolto?