Gli Occhi del Salar

Questa volta la Procura di Ardese non è assolutamente imperfetta; anzi si destreggia in maniera perfetta in un caso di rapimento di minori. E' un giorno come gli altri ed i figli dell'alta borghesia, come ogni mattina, si alzano e vengono accompagnati dalle madri allo scuolabus che li accompagnerà a destinazione. Ma quel giorno l'autobus sparisce nel nulla e si porta via i bambini ed il conducente, sparendo nel nulla. Subito la procura si mette in moto ed inizia le indagini incalzata da giornalisti e dalle famiglie delle vittime. In un continuo alternarsi di capitoli che riguardano le indagini, la disperazione dei genitori, la procura ed i rapitori si viene avvolti dalla trama e dalle vicende in cui tutti i personaggi coinvolti vengono descritti da Roberta Gallego molto bene e sotto molte angolature. Le paure dei bimbi, i timori dei genitori, i pensieri degli ispettori ed i rapitori. "Stavano scivolando in un invisibile Occhio del Salar che li avrebbe inghiottiti senza rumore e sospinti verso profondità oscure, impenetrabili come la nebbia inconsueta di quel mattino di ottobre". Comunque le indagini continuano e sembra che i colpevoli siano più di uno. Ed ecco che, dopo un capitolo dedicato ai sentimenti dei bambini (uno di loro viene curato dai rapitori) ecco la prima svolta: un messaggio giunge alle famiglie e chiede come riscatto per la liberazione una pubblica ammenda di ogni genitore dal pulpito della chiesa sulla propria colpa più grave. Mentre le indagini continuano, ogni genitore si reca ad autodenunciare la sua colpa nella speranza che il figlio o la figlia vengano rilasciati. Ed è qui che Roberta Gallego cresce nella sua narrazione rispetto ai primi romanzi e con una svolta netta lascia i genitori a confessare ed a disperarsi mentre mette la procura al centro dell'indagine che, forse, non è legata a questi fatti, ma a qualcosa di più importante, ad un dramma più profondo, inconfessabile e con radici molto diverse. E sarà proprio questa intuizione a far saltare il piano dei rapitori. Brava la scrittrice che è riuscita a rendere perfetta questa procura, a renderle dignità ed a scrivere un giallo davvero bello. E cosa sarà mai questo Occhio del Salar?


Storia di una procura imperfetta (04)
La Procura di Ardese è in pausa caffè quando squilla il telefono del sostituto procuratore Anna Vescovo. Un istante dopo il magistrato sbianca in viso, annuendo in silenzio, guarda i colleghi e incredula riferisce: «È scomparso l'autobus del trasporto scolastico con i bambini a bordo». Quella mattina lo scuolabus della scuola provata San Gottardo, con a bordo sette bambini, figli di alcune tra le famiglie più in vista della piccola provincia, non è mai arrivato a destinazione. Cosa è successo? Come mai il cellulare dell'autista suona a vuoto? Può un pulmino svanire, inghiottito dalla nebbia, senza lasciare traccia? Poi il peggiore degli incubi comincia a prendere corpo: i bambini sono stati rapiti. Qualcuno ha voluto farli sparire. Qualcuno ha voluto scuotere le famiglie di quegli innocenti. Qualcuno che adesso aspetta, nell'ombra. Sbattuta sulle prime pagine dei telegiornali e dei quotidiani nazionali, la Procura esce dall'anonimato di provincia, e l'intera squadra di sostituti, poliziotti e carabinieri, congelato il lavoro ordinario, è chiamata ad agire.
Prende così l'avvio un'indagine corale, orchestrata dall'autrice con un gioco di tempi avvincente che, insieme a repentini cambi di scena e svelamenti improvvisi, tiene altissima la tensione dall'inizio alla fine.

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