Maigret e l'uomo solitario




Le inchieste di Maigret (70)
L'afa di agosto può essere insopportabile, soprattutto se associata a una vischiosa routine. Non stupisce allora che Maigret affronti quasi con sollievo il caso del "morto senza nome" - cioè il clochard che qualcuno ha freddato con tre colpi di pistola al petto in un edificio abbandonato nei pressi delle Halles, fra cumuli di oggetti inutili e inverosimili raccattati nei cassonetti. Il problema, appunto, è che l'uomo non ha documenti addosso, e che per di più non sembra un vero barbone: i lunghi capelli argentei, così come i baffi e la barbetta alla Richelieu, rivelano le cure sapienti di un barbiere, e le mani sono impeccabili. Lo si direbbe piuttosto un vecchio, nobile attore che reciti la parte di un barbone. Non solo: il Marchese - così veniva chiamato nel quartiere - non si degnava di rivolgere la parola a nessuno, e neppure beveva. Davvero strano. Il commissario detesta non capire, e questa volta veramente non capisce. Il che lo rende nervoso e intrattabile. Ma l'irritazione si trasformerà in ansia non appena scoprirà che il Marchese, vent'anni prima, era un restauratore di mobili antichi con bottega in rue Lepic, e che aveva una moglie e una figlia. Che cosa può spingere un bell'uomo in gamba, stimato e amato, a sparire nel nulla due giorni prima di Natale senza lasciare neppure un biglietto di addio? Che cosa può provocare un così radicale passage de la ligne? Chiunque sia l'assassino non ha fatto i conti con Maigret, e con il suo ossessivo accanimento...

Nessun commento:

Posta un commento