Tenebrae




Publio Aurelio: un investigatore nell’antica Roma (13)
Pensate alle antiche domus romane, alle strade maleodoranti e ai vicoli labirintici di una città dove le uniche fonti di illuminazione sono i funalia, torce di resina che gettano una luce stenta sii uomini e cose. Pensate all'ombra, alla penombra, all'oscurità che cala ogni giorno sull' Impero più grande e potente della terra. Pensate all'ansia, alla tensione, al sottile senso di inquietudine che la notte porta sempre con sé... E adesso pensate a un assassino (o forse più di uno) che nell'oscurità trova il suo elemento naturale, muovendosi nel buio come un pesce nell'acqua. E ancora, pensate a quella sottile linea d'ombra che talvolta, ma solo talvolta, separa la razionalità dal la follia omicida. E infine pensate alla paura, al mistero, al delitto; alla presenza del male e alla necessità che qualcuno - magari un detective in toga e laticlavio di nome Publio Aurelio Stazio - vi si opponga con tutte le sue forze, in nome della verità e della giustizia, e senza rinunciare a un pizzico di sana ironia epicurea...

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