Maigret al Picratt's




Le inchieste di Maigret (33)
È notte fonda a Pigalle, e l'insegna rossa del Picratt's, dove approdano clienti che giocano lì la loro ultima carta, si riflette sul selciato come una chiazza di sangue. Poi anche quella si spegne. Una donna dal passo malfermo entra nel vicino commissariato di rue de La Rochefoucauld. È pesantemente truccata e sotto il finto visone indossa un abito di raso nero. Ha lo sguardo di una bambina ansiosa. È una delle spogliarelliste del Picratt's. Dice di avere sentito due clienti che complottavano l'assassinio di una contessa piena di gioielli. Ma la mattina dopo, al Quai des Orfèvres, ritratta. Si era inventata tutto. Colpa della sbronza. Poche ore dopo viene trovata strangolata nel suo appartamento da casalinga orgogliosa. Allora diceva sul serio. E quando anche una contessa decaduta e morfinomane viene assassinata, Maigret non ha più dubbi. Ma allora perché nessuno, al Picratt's, ricorda quei due clienti? E perché Arlette viveva sotto falsa identità? Chi era veramente quella ragazza sempre tesa, con negli occhi qualcosa di doloroso o follemente allegro, di cui nessun uomo poteva fare a meno di innamorarsi – persino uno degli ispettori di Maigret? Insegne al neon illusorie e tentatrici, spogliarelliste senza più sogni, tossici, checche, abiezione. È Pigalle. È una di quelle giornate tetre «in cui ci si domanda cosa diavolo si è venuti a combinare sulla terra e perché ci si dà tanto da fare per restarci». E Maigret, c'è da scommetterci, scoprirà il mistero di Arlette.
Scritto a Lakeville (Connecticut) nel dicembre 1950, Maigret au Picratt's apparve l'anno successivo.

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