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Maigret a New York




Le inchieste di Maigret (26)
Come si fa a essere tanto idioti da lasciarsi convincere a partire per l'America rinunciando alle partite a carte con gli amici e alla casetta di Meung-sur-Loire odorosa di frutta e di buon brasato? Eppure il pensionato Maigret ci casca, e parte già carico di rimpianti. Lo attende un mondo in cui tutto gli apparirà ostile: un mondo di grattacieli e luci sfavillanti, ma anche di miseria. E a volte la miseria cancella ogni traccia di umanità. Emblema del progresso: il «fonografo automatico», che trasmette musica da quattro soldi ma rende milioni di dollari. La musica è del resto il tema che sottende l'intera vicenda. Al centro, due musicisti francesi squattrinati, J and J, giunti trent'anni prima a New York con un violino, un clarinetto e tante speranze nel cuore. Perno della soluzione: gli «occhi gelidi» di Little John, l'ex violinista che ha fatto denaro a palate. Che cosa si nasconde dietro quegli occhi? Durezza d'animo o disperazione? Su questo dilemma si basa in gran parte l'indagine di Maigret, che, come sempre, «non pensa» (così almeno dice), ma si attiene rigorosamente ai fatti: l'assassinio di un vecchio sarto italiano, e la misteriosa scomparsa dell'ex clarinettista e di una ragazza, Jessie, vissuta sempre nella tragedia. A dargli una mano (o a confondergli le idee), un poliziotto ironico e sagace dai capelli rossi e dalla testa da montone, un ex clown con le lacrime in tasca e la sbronza facile, e due vecchi «artisti» che campano di ricordi in un mondo fuori del tempo e della realtà.
Pubblicato dalle Presses de la Cité nel 1947, Maigret à New York è la prima della lunga serie delle inchieste del commissario che Georges Simenon (Liegi 1903-Losanna 1989) scrisse durante i dieci anni del suo soggiorno americano.